L’anima dei film noir per Roger Ebert. L’uomo nero dell’infanzia di Benicio del Toro. Il mito con cui chiacchierare di musica e letteratura per Johnny Deep. Il sex symbol per tante donne adoranti. Il ragazzo di strada arrestato per vagabondaggio. Lo scrittore di poesie e commedie. Il fumatore di marijuana. Il cantante dalla voce calda e avvolgente. Il finto pastore con le parole odio e amore tatuate sulle nocche. Tutti questi uomini diversi e in apparente contraddizione tra loro convivono in Nice Girls Don’t Stay for Breakfast, documentario su Robert Mitchum realizzato dal fotografo e regista Bruce Weber, che ha presentato l’ultima versione del suo work in progress al Cinema Ritrovato, dialogando con la giornalista e critica cinematografica Irene Bignardi. “Con Bob – ha dichiarato Weber – è come una storia d’amore che continua”. il ritratto che ne esce ha infatti i toni intimi e colloquiali di chi si racconta ad un amico, in modo sincero e ironico, con un Mitchum che non si prende troppo sul serio pur sapendo di essere un mito cinematografico vivente.

Nato a Bridgeport (Connecticut) nel 1917, rimane molto presto orfano di padre, la madre deve lavorare per sostenere la famiglia e Robert viene affidato ai nonni nel Delawere. Qui il suo carattere turbolento lo porta a partecipare a zuffe e risse: viene espulso da scuola e a 13 anni va a vivere con la sorella a New York. Ma anche qui non trova pace, inizia un viaggio per gli Stati Uniti che lo farà diventare un “ragazzo di strada”, fino ad essere arrestato per vagabondaggio. Dopo esser fuggito dal carcere e aver affrontato varie altre peripezie torna a vivere con la sorella in California dove si unisce alla locale cooperativa teatrale. Inizia a scrivere poesie, testi radiofonici, canzoni e monologhi. Nei primi anni ’40 inizia la sua carriera di attore che lo porterà a girare oltre un centinaio di film e a diventare una star del cinema.

In particolare a partire dalla seconda metà degli anni ’40 comincia ad incarnare, come scrive Roger Ebert, “l’anima dei film noir”, girando Tragico segreto di Vincente Minelli, Notte senza fine di Raul Walsh, Le catene della colpa di Jacques Tourner (negli anni ’50 raggiunge poi l’apice del suo successo interpretando, fra gli altri, film come Seduzione mortale di Otto Preminger, La morte corre sul fiume di Charles Laughton, L’anima e la carne di John Huston, Le colline dell’odio di Robert Aldrich e nel decennio successivo l’immagine di personaggio pericoloso viene confermata dalla sua magistrale interpretazione ne Il promontorio della paura di J. Lee Thompson).

Nel ’48 quando viene arrestato per possesso di marijuana e condannato a 60 giorni di lavori forzati (condanna poi revocata) protende tranquillo le mani verso gli agenti per farsi ammanettare. E proprio questo atteggiamento disincantato è quello che emerge anche dal documentario di Weber: Mitchum ha quella compostezza fiera di chi non ha nulla da perdere, nulla di cui preoccuparsi. In fondo anche la sua attività di attore la vive con un certo imbarazzo “Uno dovrebbe darsi da fare – dichiara l’attore in un’intervista - costruire un ponte, cambiare una gomma, al limite rubare un’automobile, non fare facce e pretendere di essere qualcun altro”.

Eppure nonostante l’indiscutibile e innato talento, nonostante i tantissimi film, amati da pubblico e critica, Mitchum non ottenne mai un Oscar. Come ha ricordato Weber durante la presentazione in Cineteca, girare questo documentario è stato anche un atto d’amore, un modo per ringraziarlo e per non dimenticare chi è stato, come uomo e come attore.

Nice Girls Don’t Stay for Breakfast unisce agli spezzoni dei suoi film più famosi molte testimonianze di chi ha lavorato con lui o l’ha conosciuto bene, e li intermezza alle registrazioni in studio delle canzoni che Mitchum ha inciso: la sua voce profonda ed intonata, che spesso è stata utilizzata anche nelle colonne sonore dei suoi stessi film, è un’ulteriore scoperta dei suoi molteplici talenti. Ma fra i vari passaggi del film di Weber, sono particolarmente toccanti quelli girati quando Mitchum era già vecchio, con l’antica bellezza appesantita dalle rughe, i grandi occhiali, i movimenti leggermente rallentati dall’età. Eppure la battuta tagliente e quello sguardo irresistibile e sornione li ritroviamo sempre lì, pronti a conquistare lo spettatore ancora una volta.