Qualcuno ha scritto che questo film è un totem. E noi siamo totalmente in accordo con questa definizione di Deep Throat, il film che ha cambiato la storia del porno (o che ha tentato di farlo, anche se poi non è avvenuto, perché ancora oggi la pornografia è un ghetto), un film spartiacque capace di segnare in una immaginaria linea temporale della cinematografia non clandestina (ma legale) un Ante-Deep e un Dopo-Deep, il film che inventò il cosiddetto porno-chic (le coppiette andavano in sala mano nella mano a vederlo), il Via col vento del porno. Un film totem, un vero simulacro, che rappresenta l’essere stesso che è oggetto del culto: il porno.

Perché come scrisse nel 2008 Linda Williams, “fu solo con l’esplosione dei film hardcore dopo Deep Throat che la pornografia fu accessibile a un pubblico misto nelle sale generaliste” e fu solo nel 1973 che per la prima volta un pubblico più allargato ebbe la possibilità di vedere “veri atti sessuali non simulati su uno schermo cinematografico”, in compagnia di altre persone in sala. Ovviamente in un Paese puritano e cattolico come il nostro Deep Throat arrivò solo nel 1977 in una versione stravolta dai tagli e con il titolo di La vera gola profonda.

Come ha raccontato Gerard Damiano Jr., il figlio del regista, presentando la versione restaurata in occasione del 50ennale di Deep Throat, il lavoro di restauro della pellicola ha puntato ad un recupero del film originale girato in 4K, gli elementi forniti per il restauro erano gli internegativi, e si è lavorato particolarmente sul ripristino della versione originaria, dato che negli anni si erano diffuse molte versioni errate del film in cui i rulli venivano invertiti, la musica amputata, ne circolava persino una con una prosaica introduzione di matrice psicologico freudiana, usata come espediente per passare indenni tra i processi della censura, e spacciarsi per un educational film.

A far assurgere nell’Olimpo del mito Deep Throat è qualcosa che va ben oltre il film stesso in sé come prodotto composto di immagini, suoni, sceneggiatura (e Deep Throat ne ha una!), riprese, la vera protagonista qui è una sola: la fruizione. Così l’aspetto più interessante di Deep Throat da esplorare riguarda le modalità di ricezione presso il pubblico di riferimento, l’impatto sull’opinione pubblica e l’incidenza sconvolgente sui costumi sessuali di un'intera generazione di uomini e donne che andavano a vedere Deep Throat anche per capire qualcosa in più su come comportarsi sotto le lenzuola.

Un canovaccio molto elementare, per un film scritto in un week end, e girato in una settimana, vede la sua protagonista, la bella e a tratti ingenua Linda (Linda Lovelace) soffrire per la mancata sperimentazione del vero piacere sessuale. Linda (portando forse per la prima volta davanti all’opinione pubblica mondiale il tema della differenza tra godimento e orgasmo; Il rapporto Hite, un manifesto di femminismo e “libro unico che svelava tutti i segreti della sessualità femminile”, sarebbe uscito solo tre anni dopo) si lamenta di godere molto del sesso, ma di non riuscire a sentire “campane, fuochi di artificio e bombe”, ossia ha difficoltà a raggiungere l’orgasmo.

Un espediente comico, quello che stimola in sala le più grasse risate di un pubblico tra eccitazione e imbarazzo malcelato, suggerirà al confezionatore della pellicola di attribuire questa anorgasmia ad un fatto fisico assai unico e strambo: la clitoride di Linda è collocata in fondo alla sua “gola profonda”, e questa è la ragione che non le permette di arrivare ad un orgasmo attraverso un semplice rapporto sessuale, dato che il sesso “non è solo dentro/fuori” come le spiega sua madre, è ben altro.

Già in queste poche righe di sceneggiatura la modernità del film manifesta le sue molteplici nature, perché, come ha dichiarato Gerard Damiano Jr., questo è un film latore di un messaggio: l’esistenza e la necessità del piacere femminile. In secondo luogo Deep Throat, sfruttando l’espediente narrativo (successivamente assai abusato dal porno) della “clinica dell’amore”, porta alla luce alcune casistiche di possibili disfunzionamenti della sfera sessuale, facendosi così medium di un secondo livello di significato, che è quello relativo all’abbattimento dei tabù, all’accoglimento di ogni genere di “perversione”, oppure la ricerca di una soluzione a problematiche diffuse.

Così sfilano davanti a noi il vedovo che ha rinunciato alla sessualità dopo la perdita della moglie, il giovanotto che ha bisogno di usare violenza (o credere di farlo) per copulare, e una sorta di priapismo dello stesso Doctor Young (Harry Reems) che risente dolorosamente della sua eccessiva dedizione alle cause delle pazienti.

Interessante notare come tra gli epigoni di tali trovate narrative ve ne sia uno su tutti che probabilmente nacque su ispirazione di Deep Throat, e che si tratti di un manga hentai e non di un film porno, disegnato da Haruka Inui a partire dal 1987 e intitolato appunto, Ogenki kurinikku (La clinica dell’amore). La Clinica dell'amore è un consultorio per chi soffre di problemi nella sfera sessuale, dove il Dottore protagonista offre i suoi rimedi grazie al sostegno dell'assistente assai sexy. Ma la caratteristica peculiare di questo manga è la forte componente umoristica e demenziale, che mette al centro della storia il gigantesco pene del dottore, provvisto di una faccia uguale alla sua, con gli stessi occhiali, e che a noi ha ricordato il pene del Dottor Young, fasciato a mo’ di mummia dalla nurse Lovelace in una scena di Deep Throat.

L’uso di un registro comico per la narrazione della sessualità e l’uso di una sceneggiatura in cui i personaggi sono capaci di non prendersi troppo sul serio (al contrario di quanto avviene oggi ai professionisti del porno mainstream), ridere “del” e “con” il sesso rappresentano la specificità del film che probabilmente resta unico nel suo genere per questa capacità di farci ridere senza nulla togliere all’eccitazione. Gerard Damiano Jr. conferma questa cifra inusuale di Deep Throat ricordando che suo padre aveva un grande senso dello humor e che il film fu scritto pensando ad una commedia, perché “si temeva che il pubblico non fosse ancora pronto a recepire un intero film porno serio, ma che fosse necessario stemperarlo con l’ ironia”.

E, riportato in sala cinquant’anni dopo, davanti ad un pubblico ben diverso di fruitori meno “a digiuno” di immagini pornografiche, perché già probabilmente saziati da un’offerta bulimica casalinga e privata, oltre che (ci si augura) da una pratica fisica molto più libera, Deep Throat si riconferma un’ esperienza di visione in gruppo assai divertente. Senza dire che in questa specifica proiezione al Cinema Ritrovato 2022 di Bologna, si è voluto sottolineare il lato multisensoriale del film, spargendo bolle di sapone in sala mentre la colonna sonora riproduceva il brano originale Blowin Bubbles.

E qui sono doverose due parole sulla colonna sonora originale di Deep Throat. Un film porno quasi “muto” dato che sono completamente assenti ansimi e gemiti in presa diretta, a favore dell’uso narrativo delle musiche originali capaci di sfruttare suoni onomatopeici (il clangore delle scampanate, il gorgoglio delle bolle di sapone, le esplosioni di fuochi di artificio) per rafforzare e amplificare la narrazione dell’orgasmo. Un film dalla colonna sonora strepitosa con musiche originali e una cover “elettrica” di Love Is Strange (il successo del 1955 di Mickey & Sylvia poi ripescato e portato a più chiara fama da un altro film impregnato di una carica erotica inusuale per una pellicola rivolta al grande pubblico, Dirty Dancing).

Davvero un altro modo di fare porno, di raccontare la sessualità e il sesso, un modo alternativo rispetto a quella pornografia così puramente meccanica e prestazionale che avrebbe poi preso piede nel porno mainstream, un modo creativo e intelligente di cui, a dire il vero, si prova quasi nostalgia. Deep Throat è un film che, rivisto oggi, fa riflettere su cosa sia la decodifica delle immagini di corpi nudi, soprattutto osservando quanto siano diversi i corpi scelti e ritratti da Damiano nel 1973 (corpi imperfetti, non sempre belli - soprattutto quelli degli uomini-, genitali pelosi) dai corpi esposti nei porno moderni (lisci, liscissimi praticamente glabri, aitanti, prestanti, muscolosi, lucidi e dannatamente perfetti, quindi irreali). Anche il tipo di inquadrature, storte, al rovescio, dalle psichedeliche sfocature, ha tutto il sapore di una sperimentazione casalinga, quasi di un porno home-made, amatoriale approdato sul grande schermo come per caso.

E invece di casuale ci fu molto poco. Gerard Damiano progettava di girare il suo primo lungometraggio porno da pochi anni e, quando conobbe nel 1971 il boss mafioso Joe Colombo, non sapeva chi lui fosse e accettò il suo finanziamento per il film. Avrebbe realizzato troppo tardi quale fosse la vera matrice di quei soldi e in seguito avrebbe pagato questa sua imprudenza, non vedendo nemmeno un soldo degli stratosferici incassi generati da Deep Throat : costato 25 mila dollari ne incassò 600 milioni.

Deep Throat si riconferma insomma una pellicola importante, con innumerevoli chiavi di lettura e soprattutto responsabile di una “disseminazione culturale” che ben pochi film porno oggi possono vantare. Dunque, come recita sia un brano della colonna sonora che il finale del film: Deep Throat to you all!