Una corona è appena stata rubata, era l’elemento più prezioso della collezione di gioielli Armen. Le guardie notturne, vittime dell’esplosione cartoonesca, innescata da loro stessi, guardano il ladro fluttuare nel vento e allontanarsi con la refurtiva, Diabolik è tornato! Che estasi e che eccitazione in Diabolik - Ginko all’attacco!, secondo film della trilogia firmata da Marco e Antonio Manetti, liberamente ispirato dal volume n. 16 della serie di fumetti di Angela e Luciana Giussani.
Questa volta la narrazione è carica di elementi astratti e improbabili tranelli che via via acquistano una loro funzionalità, ma che in un primo momento potrebbero destabilizzare, come ad esempio il liquido radioattivo usato come espediente narrativo. I personaggi all’interno del film si rapportano a Diabolik come tendiamo a fare noi spettatori, con un misto di attrazione, che talvolta risulta fatale, e attraverso una lotta morale ed etica contro la sua malvagità. Invece Ginko ne è disperatamente ossessionato, ancor più che nel primo capitolo, e neanche l’entrata in scena dell’amata contessa Altea riesce a distrarlo. Infatti, la sua vita non può esistere e avere luogo se non in funzione della cattura di Diabolik e della compagna Eva Kant.
I fratelli Manetti dirigono in maniera ancor più fumettistica, rispetto al primo capitolo, un testo che, come in passato, è un fumetto già dall’uso del “voi” tra i personaggi. Si pensi al ralenti del gettone telefonico che viene lanciato alla ballerina nella sequenza successiva ai titoli di testa, al lancio del pugnale, agli scambi di sguardi - quello a chiusura della linea narrativa tra Valerio Mastandrea/Ginko e Altea è intriso anche di cultura pop, infatti potrebbe ricordare lo sguardo sornione e contrito di Jerry Calà nel finale di Sapore di mare di Carlo Vanzina - ai primi piani e al frequente uso di dettagli e del campo-controcampo; strutturati e composti in maniera quasi desueta rispetto alla classica costruzione del quadro cinematografico.
C’è in questo film una grande cura per le ambientazioni, la ricostruzione di porte, trappole, passaggi segreti e i costumi anni Settanta che seguono le idee grafiche delle sorelle Giussani. Così anche alcuni nuovi membri del cast, tra cui anche Andrea Roncato, sono morfologicamente più simili ai personaggi del fumetto. Primo fra tutti è il protagonista ora interpretato dal rassomigliante Giacomo Gianniotti e non più da Luca Marinelli che lasciando il ruolo porta via, oltre al suo sguardo magnetico, quella patina di cupezza e tenebrosità con la quale aveva interpretato il re del terrore, l’assassino dai mille volti. Un secondo personaggio è quello di Altea, interpretata da Monica Bellucci che, seppur somigliante, le infonde un bizzarro accento purtroppo ballerino. Anche l’agente Roller (Alessio Lapice), nonostante l’aggiunta dei baffi, ha i tratti del volto simili al suo corrispettivo nel fumetto.
I titoli di testa (e anche quelli di coda) sono un ulteriore elemento che contraddistingue Diabolik - Ginko all’Attacco! e che meriterebbe di essere approfondito. Infatti, visivamente strizzano l’occhio agli 007 e alle raffinate sigle sia delle serie contemporanee, sia delle serie anni Settanta e Ottanta come Miami Vice e Kojak. Tuttavia il modo in cui i titoli di testa si fanno largo nel testo, creando l’atmosfera ideale per presentare i personaggi del film durante la scena del ballo-sfilata, permette ai fratelli Manetti di inserire, uno dei loro marchi stilistici per eccellenza, un bel numero musicale (come, di recente, sanno fare in pochi), sulla nuova canzone Se mi vuoi di Diodato, che diventa subito indimenticabile come lo è anche il tema musicale di Pivio e Aldo De Scalzi.