“Abbiamo un cinepanettone!” urlava la sofisticata produttrice Rai in Boris – Il film, annusando l’odore di un successo facile. Sembra un secolo fa. Ormai pochissimi film italiani registrano incassi a doppia cifra, figuriamoci il cinepanettone o quel che resta. A suo modo, però, resiste: anzitutto come veicolo nostalgico, col fallimento in sala dell’antologico Supervacanze di Natale dovuto al massiccio consumo dello stesso materiale su YouTube, serbatoio di sketch che permette un montaggio personale; e poi autocelebrazione (Vacanze ai Caraibi, autocaricatura e revival), parodia (Natale con la casta), imitazione trash (Natale a Roccaraso).
Difficile, poi, non trovare altrove tracce di questo anacronistico fenomeno di costume: i comportamenti dei protagonisti dei reality di ultimo conio, le foto postate su Instagram dai morti di fama, certe canzoni dell’ibrido neo-pop italiano dai video di Fabio Rovazzi al Tommaso Paradiso perso negli anni Ottanta, per tacere delle degenerazioni della politica. E, insomma, non è che Paolo Sorrentino non ne abbia tenuto conto per Loro, essendo il cinepanettone l’universo che ha più interiorizzato il berlusconismo.
Modello industriale che ha conosciuto la sua massima stagione di gloria negli anni zero del Duemila, è di norma il racconto corale delle vacanze natalizie di una borghesia arricchita, ipocrita e cialtrona in località esotiche o innevate che strizzano l’occhio al sentire comune degli italiani senza un’effettiva pretesa di critica sociale, infarcito di tormentoni televisivi e hit del momento.
In Natale a 5 stelle, per dire, sono pretestuosi sia l’aggancio alle festività sia la circostanza turistica, poiché Budapest è la meta di una visita di Stato. Come si sa, il film – affettuosamente diretto da Marco Risi – è l’ultimo scritto da Carlo Vanzina con il fratello Enrico, inconsapevoli fondatori con Vacanze di Natale di un filone poi solo sporadicamente frequentato mentre diventava altro (con Neri Parenti più interessato al comico puro che all’umorismo di costume).
Il dato più interessante, però, è la destinazione su Netflix. Se è vero che per cinepanettone s’intende un prodotto cinematografico pensato per il consumo natalizio di un pubblico poco aduso alla sala, è indicativo che il commiato di una coppia così fondamentale per il cinema popolare italiano avvenga lontano dalle sale. Forse la piattaforma punta sulla formula “ultimo film dei Vanzina + Natale + politica italiana” per intercettare nuove categorie di utenti, magari meno smart?
Ricalcata sul meccanismo di Out of Order, è una farsa con qualche ammiccante strategia da instant movie sospesa tra scenette da avanspettacolo e battute di satira politica. Cinepanettone solo per comodità giornalistica, semmai più vicino al cinepandoro Commediasexi. Del vecchio filone mutua il sornione Massimo Ghini, mattatore delle ultime vacanze con Christian De Sica, e Biagio Izzo, caratterista di recente assurto a spalla di Massimo Boldi nei cinepanettoni apocrifi dopo la rottura con il suo storico coprotagonista. De Sica e Boldi, dunque.
Malgrado il dittico A spasso nel tempo e nonostante la vulgata, i due costituivano una falsa coppia, poiché abitavano episodi autonomi (di solito commedia degli equivoci sessuali per De Sica, comico-demenziale per Boldi) che s’incrociavano solo ad un certo punto dei film. Senza il consueto coro di macchiette regionali, la reunion Amici come prima – che, al contrario dei Vanzina, affronta la sala, forte del suo essere “evento” – si affida ad una trama un tantino più organica e focalizzata, appunto, sul rapporto di coppia.
Del cinepanettone ci sono furbe citazioni soprattutto nei titoli di coda, ma i legami si limitano alla data d’uscita e agli attori-simbolo, non essendoci né gli episodi intrecciati né un reale compiacimento di vizi e difetti. In realtà, questa operazione-nostalgia va contestualizzata dentro il cinema di De Sica, che continua a rappresentare una fluidità sessuale da sempre malcelata sotto il gallismo fanfarone, ritrovando, infatti, l’amata dimensione en travesti (Bellifreschi, ma che supremo gigionismo nei momenti musicali).
Una specie di incrocio Mrs. Doubtfire e Tootsie al tramonto del berlusconismo, a sua volta alluso dalle fregole sessuale dell’infantile e decadente magnate Boldi, falso invalido con parrucchino. Diretto non banalmente da Brando De Sica, assecondando l’istinto musical del padre, è per certi versi perfino un dramma, con il tema della perdita del lavoro a sessant’anni affrontato grazie ad un escamotage antico e malinconico. Come per Natale a 5 stelle, da leggere però dentro l’articolato cinema dei Vanzina, quella di Amici come prima – Amici più di prima era il titolo del “best of” di Franco e Ciccio montato quando erano in crisi… – al mondo del cinepanettone è un’annessione inesatta, che rivela l’esaurimento fisiologico della formula nonché una nuova occasione per le carriere cinematografiche delle sue invecchiate star.