Alla luce del brutale omicidio dell’afroamericano George Floyd per mano di un poliziotto bianco in Minnesota, Queen & Slim – primo lungometraggio di Melina Matsoukas, uscito in Italia a ridosso del lockdown e ora disponibile in Blu-ray – assume ulteriore valore e aggiunge un altro importante tassello nel processo di emancipazione iconografica del nuovo cinema nero statunitense. Se con Moonlight (2016) e Se la strada potesse parlare (2018) Barry Jenkins ha avviato la decostruzione di ingombranti cliché legati alla rappresentazione del ghetto nero e dei suoi abitanti, Matsoukas ne segue l’esempio applicandolo a un’altra immagine cinematografica legata all’afroamericano, ovvero la vittima inerme della violenza della polizia. La regista, già autrice di videoclip per Beyoncé, Rihanna, Lady Gaga, Jennifer Lopez – cantanti che hanno fatto della propria arte e del proprio corpo strumenti di denuncia delle spinose questioni di genere ancora presenti nel tessuto sociale nazionale – infrange così il tabù rappresentativo per eccellenza del cinema a stelle e strisce.
Se il pubblico bianco dev’essere ancora regolarmente rassicurato di stare dalla parte giusta, tutelato dalle proprie proiezioni istituzionali o eroistiche, al nero non resta che il ruolo di antagonista (la cui punizione è dunque meritata) o di vittima (destinata al sacrifico per il “bene” collettivo). Portare sullo schermo due afroamericani innocenti, che per difendersi da un’aggressione immotivata da parte di un agente bianco lo uccidono e si danno alla fuga – di per sé colpevoli agli occhi dell’opinione pubblica perché neri – risulta un gesto di grande valenza simbolica. Matsoukas traspone in immagini l’orgoglio nero che ancora anima la comunità statunitense, facendo alzare la testa ai suoi protagonisti davanti all’oppressione di cui sono vittime. Un sonoro schiaffo al benpensare della maggioranza che non è più solo denuncia, come i recenti Prossima fermata: Frutivale Station (Ryan Coogler, 2013) o Il coraggio della verità (George Tillman Jr., 2018), ma è reazione. Un gesto che non è però il violento e un po’ qualunquista occhio per occhio del ghetto di Sweet Sweetback’s Badass Song (Melvin Van Peebles, 1971), ma piuttosto abbraccia il pensiero di Malcolm X, ancora una volta figura di riferimento per la New Black Wave contemporanea.
“Io non invoco la violenza, ma allo stesso tempo non sono contro il fatto di usare la violenza per difendere se stessi. Io non la chiamo violenza. Se si tratta di autodifesa la chiamo intelligenza”, affermava lo storico leader nero. Queen & Slim non fa che portare provocatoriamente il pensiero dell’intellettuale nel contesto odierno, in un magmatico insieme di sentimenti contrastanti che i due ragazzi si trovano a vivere nel corso del loro viaggio verso la salvezza, sostenuti da militanti, attivisti o semplici cittadini, segno di una comunità presente e attiva desiderosa di risvegliare quel Black Power che ancora serpeggia tra animi solo apparentemente assopiti. Un percorso dall’Ohio alla Louisiana che idealmente ripercorre in senso opposto quello degli avi, schiavi in fuga o liberati in cerca di una vita migliore, a oggi ancora per molti miraggio irraggiungibile.
In tale direzione va anche la colonna sonora, che dal rap contemporaneo arriva al blues passando da funky e soul, in una graduale riscoperta anche della cultura nera mano a mano che la coppia ridiscende il Paese, acquisendo gradualmente maggior coscienza di sé e della propria natura. Ecco allora che il funereo finale non è da intendersi tanto come l’ennesima sconfitta da parte del popolo afroamericano, bensì una coraggiosa presa di coscienza che non porta più a scappare, ma ad accettare le conseguenze delle proprie azioni e finalmente affrontarle, senza eroismi ma nella piena consapevolezza di esseri liberi.