L’amore di coppia è fantascienza? Il film di Christos Nikou, assistente alla regia del più noto Yorgos Lanthimos, non risponde esattamente a questa domanda ma immagina un’anomala rom-com in un mondo distopico con relazioni sentimentali spesso irrisolte. In tempi e spazi indefiniti, sospesi tra iconografie del passato ridisegnate (la biblica storia di Adamo ed Eva diventa una fabula a lieto fine con i due che condividono la “fatidica” mela in un clima di pace paradisiaca) e asettici auspici futur(ist)i, le uniche certezze affettive provengono da una macchina analitica. Il freddo ma rassicurante calcolo ha sostituito le calorose ma spinose emozioni. 

Gli amanti, come nel celebre dipinto di Magritte, nascondono il loro desiderio in volti anonimi che non si “leggono” negli occhi, senza alcuna capacità di dialogo e di “visione”. In Fingernails l’amore è un “istituto” e certifica ordine, equilibrio e armonia. Grazie ad un test, in cui si strappa in modo cruento un’unghia del dito di una mano, i due potenziali conviventi scopriranno algoritmicamente la loro percentuale di compatibilità.

Se qualcuno ha legittimi dubbi può sottoporsi a prove di verifica del rapporto in situazioni critiche costruite ad hoc come ritrovarsi spettatori in una sala dove proiettano Notting Hill (la love story “impossibile” tra una diva e un libraio) e assistere alla reazione del partner ad un improvviso incendio. La sensibilità viene analizzata e confermata con adrenaliniche esperienze di paracadutismo, esercizi in piscina con l’acqua che funge da specchio dell’anima, esami olfattivi con vista bendata e le note evocative di Čajkovskij. In altri termini la misura dell’emotività condivisa, ergo della (com)passione, passa per il dolore e lo stress (“ti brucerà un po’” dirà Amir ad Anna dopo l’ennesima rimozione ungueale). Il regista greco sembra suggerire che il giusto tempo (della musica e della riflessione), in un mondo caratterizzato da velocità ed efficienza, possa lenire disagi esistenziali e favorire l’intima conoscenza dell’altro/a.

La colonna sonora propone l’ascolto di brani emblematici: Total Eclipse of the Heart della cantante gallese Bonnie Tyler esprime luci e ombre del sentimento amoroso (Once upon a time there was light in my life, but now there’s only love in the dark), Only You di Vince Clarke racconta il fardello della separazione e della lontananza dalla persona cara nelle interpretazioni di Yazoo, The Flying Pickets e dell’attrice protagonista Jessie Buckley (dal talento cristallino), The Night di Frankie Valli rammenta come l’amore è perdersi nell’oscurità dell’attrazione (But the night begins to turn your head around), Let it be me di The Everly Brothers canta di eterne affinità (I wanna stay around you, now and forever, let it be me), La Mer di Charles Trenet si tinge di un color azzurro speculare tra mare e cielo (La mer au ciel d'été confond) che ricorda le trasparenti sensazioni che emergono tra i personaggi della ponderata sceneggiatura di Nikou.

Raramente, in una commedia (seppure intrisa di nere sfumature) che non è musicale, il tessuto sonoro si rivela ideale e significante contrappunto degli stadi/stati umorali dei protagonisti fino a descriverli nell’essenza dei loro sogni e timori. Il titolo italiano Una diagnosi d’amore spiega una pellicola che si nutre di attese e verdetti, di psico-schermografie, di affezioni e cure.