Ispirato al saggio autobiografico di James Simon Kunen, scritto dall'autore a 19 anni e pubblicato nel 1969, Fragole e sangue (1970) sposta la storia dalla Columbia University di New York alla San Francisco post Summer of love. Racconta di Simon (Bruce Davison), studente interessato soprattutto al canottaggio, che si avvicina ai moti di protesta degli studenti che hanno occupato l'ufficio del rettore solo per curiosità e voglia di conoscere ragazze. La sua consapevolezza politica si evolverà poi gradualmente, grazie anche all'incontro con Linda (Kim Darby), e lo porterà a resistere con gli altri manifestanti fino allo scontro finale con la polizia, inviata per liberare l'edificio dagli studenti ribelli.
Considerato un film di culto, nonché vincitore del Premio della Giuria a Cannes nel 1970, Fragole e sangue è stato concepito in seno a una major come la Metro-Goldwyn-Mayer, interessata a cavalcare l'onda della contestazione sperando in un successo da Easy Rider. Di ciò si avvertono evidenti tracce nella scelta di un protagonista dalla bella faccia pulita e con l'appartamento più hipster che si possa immaginare, in una colonna sonora di prim'ordine, con inserti che sembrano veri e propri videoclip musicali, e in una strizzata d'occhio allo spettatore maschile con qualche insistenza sulle grazie femminili, a dispetto dei supposti intenti femministi.
Ritenuto oggigiorno da diversi critici un film edulcorato, una fioca versione delle istanze di quegli anni, resta invece una pellicola fresca e briosa, invecchiata meglio di molte altre. Il regista Stuart Hagmann, che veniva dal documentario, filma molte inquadrature macchina a mano, nel cuore dell'azione e nel mezzo della folla, con un effetto di vivacità e immediatezza del racconto. Non si fa mancare il guizzo autoriale di ripetuti movimenti circolari di macchina, efficaci (sebbene ridondanti) nel suggerire per buona parte della narrazione un sentimento di inclusione e collettività, e poi nelle scene finali un senso di accerchiamento.
Ma ciò in cui Hagmann riesce meglio è proprio nel non eccedere sul versante del dogmatismo ideologico, anzi di giocarci amabilmente rendendo il senso delle umane contraddizioni: divertenti sono le scene in cui essere arrestati è un diversivo da raccontare ai genitori, si finge di essere stati picchiati dai poliziotti per acquisire popolarità, i reazionari si trasformano in contestatori quando diventa di moda, e gli eroi del movimento ricevono come ricompensa del sesso orale; più abrasive le sequenze dei poliziotti denudati e umiliati al parco giochi, perché “la violenza per la cultura americana è come il chewing gum”, della fotocopiatrice che nessuno dei grandi oratori è in grado di far funzionare, nonostante si sia solo allentata la spina, e dello scontro col gruppo di ragazzi afroamericani, proprio coloro per i quali formalmente è iniziata la protesta.
Se le loro motivazioni possono sembrare pretestuose e i loro comportamenti incongruenti, Fragole e sangue riesce però a rendere evidente il diritto degli studenti ad avere una voce ascoltata, in una società statica nelle dinamiche di potere, dove l'autoritarismo accademico è tale da ritenere le loro opinioni importanti quanto il loro giudizio sul gusto delle fragole, e da spingerli a introdursi nelle stanze del potere non presentandosi col proprio nome ma col proprio numero di matricola. Ed è proprio perché si sono mostrati i loro umanissimi limiti che le scene finali del film assumono un impatto ancora maggiore, perché se ne percepisce la brutalità estrema (l'uso dei lacrimogeni con rimando alle camere a gas naziste, il fermo immagine di Simon come il soldato cadente di Robert Capa) a confronto con una leggerezza e un entusiasmo di vivere ancora intaccati.