Durante la settimana dello Human Rights Nights Festival sono stati proiettati dei cortometraggi molto interessanti che pongono al centro della loro riflessione la diversità culturale, il problema dello sfruttamento, l’emancipazione, il cibo, la povertà. Cinefilia Ritrovata è stata presente nella giornata di venerdì 15 maggio, quando sono stati proiettati I soldi di mia madre di S. D. Katugampala, The Chinese Rice Krispies Square di X. J. Nagy, Brooklyn Farmer di M. Tyburski, Moussa Diary di E. Albensi e Eco de femmes di C. Piccinini. Di seguito le recensioni insieme a quella di Come gli uccelli di A. Foraggio, proiettato domenica 17 maggio.
I SOLDI DI MIA MADRE
Piccolo trattato sull’onestà attraverso gli occhi di un bambino dello Sri Lanka che lavora con sua madre al mercato del pesce di Wennappuwa. Il giovine si ritroverà a scegliere tra portare a termine un compito datogli dal genitore e avere la coscienza a posto. Il chiacchiericcio dei mercanti, la terra calpestata dalle suole di cento ciabatte, gli apecar che gironzolano, quattro amici al bar che giocano a carte. Tutto fa musica nel corto di S. D. Katugampala, che fotografa questo squarcio di cruda realtà popolare attraverso un bianco e nero che cristallizza nel tempo quei volti e corpi sporchi.
THE CHINESE RICE KRISPIES SQUARE
Vi siete mai chiesti come funziona la lavorazione delle cialde di riso soffiato? Nemmeno io, mi fanno schifo. Ma pare invece che a X. J. Nagy piacciano molto e abbia deciso di filmare un venditore cinese dal carattere gioviale mentre cucina il prodotto tanto ambito dai suoi clienti. Più che un corto si tratta di una sequenza, realizzata senza pretese, che vive della volontà di mostrare al pubblico un parziale aspetto della vita di strada di queste persone.
BROOKLYN FARMER
Persino a New York dove (stando a quanto diceva Spurlock in Super Size Me) c’è un fast food ad ogni angolo, si può riscoprire il piacere della vita pastorale, in cui il cibo che si mangia è frutto del proprio lavoro. Sembra pazzesco, ma questo è ciò che racconta M. Tyburski, documentando l’impresa titanica della cooperativa agricola Brooklyn Grange di trasformare un tetto vuoto in terreno redditizio. Il film ha ritmo, coinvolge e fa venir voglia di mangiare più sano. Sentimento contagioso visto il successo del progetto, da poco nominato “il più grande parco urbano sul tetto del mondo”.
MOUSSA DIARY
Pensieri e sentimenti di un ragazzo del Burkina Faso venuto in Italia a cercare fortuna, filmati da E. Albensi in questo riflessivo diario digitale. È la testimonianza di un immigrato sulle condizioni lavorative nel settore dell’agricoltura italiano. L’atmosfera è quella già respirata nei toccanti Sexy shopping di A. Benedetto e A. Selo e Cittadini del nulla di R. Mohebi, proiettati durante Visioni Italiane. Albensi si rivolge direttamente a noi nella speranza che “le giovani generazioni di oggi e domani sappiano costruire una società migliore senza differenze di colore o religione”.
ECO DE FEMMES
Piccinini affronta il problema dello sfruttamento della donna nelle campagne del Maghreb attraverso le testimonianze di sei lavoratrici. Esse sognano l’emancipazione creando cooperative agricole attraverso le quali mettersi alla prova, creare prodotti interessanti ed affermarsi come individui ai quali venga riconosciuta dignità e professionalità. L’obiettivo del documentario è promuovere l’eguaglianza attraverso il lavoro e fare proprio il principio secondo il quale l’ignoranza rende schiavi, la conoscenza liberi.
COME GLI UCCELLI
Musicale e accattivante viaggio nel cosmo urbano di Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo. Tra trip-hop, canti popolari, balli frenetici, schitarrate e beat box, A. Foraggio ci accompagna con ritmo e curiosità in un’atmosfera che ad un occhio cinefilo non può che ricordare Fa la cosa giusta di S. Lee. L’opera non ha una trama, è un susseguirsi di commenti spensierati per bocca dei singolari personaggi che incontriamo. Ma del resto a che serve quando i discorsi a ruota libera dell’anziano del villaggio e del giovane rapper bastano da soli per strappare un sorriso?