La selezione di cortometraggi che andiamo a proporre è solo una minima parte dei numerosi prodotti d’autore (in termini numerici 37 solo in concorso ufficiale, 177 in totale) che hanno occupato una massiccia percentuale dell’Annecy Festival di quest’anno. I cortometraggi, è doveroso dirlo, sono da sempre parte integrante di Annecy, quale vetrina e importante trampolino di lancio per artisti e animatori del globo. Perciò, ecco una breve ed esaustiva Top 10, con bonus sorpresa, dei cortometraggi più interessanti presentati ad Annecy 2020.

Physique de la Tristesse (Theodore Ushev, 2019), vincitore assoluto, è un percorso nella memoria di un passato, un presente e un futuro che non hanno né forma né tangibilità, è uno di quei lavori autoriali che hanno impiegato anni prima di vedere la luce. Il regista bulgaro mette a nudo i suoi ricordi autobiografici della sua giovinezza in Bulgaria fissandoli letteralmente con l’antica tecnica dell’encausto (colori mescolati alla cera per mezzo del calore) animata poi passo per passo.

Homeless Home (Alberto Vazquez Rico, 2020) fantasy spagnolo a tinte horror sul ritorno alle proprie origini e sull’ambiguità delle relazioni. Peculiarità del lavoro di Vazquez Rico è l’utilizzo del carboncino, dei chiaroscuri e dei giochi di ombre che riesce a evocare.

Menzione speciale della giuria per Genius Loci (Adrien Merigeau, 2019), spaccato urbano che rivela essere un’unità, un tutto appartenente alla realtà di Reine, una ragazza solitaria che una notte compie un pellegrinaggio salvifico e purificatorio.

Gli sperimentali Average Happiness (Maja Gehrig, 2019), Freeze Frame (Soetkin Verstegen, 2019), Empty Places (Geoffroy De Crécy, 2020) e Carrousel (Jasmine Elsen, 2020) sono rispettivamente una rielaborazione ancora più animata e folle dei comuni visual storytelling, uno stop-motion che omaggia l’illusione del movimento che è base e parte preponderante del cinema analogico, una carrellata di spazi vuoti, congelati, in assenza di qualunque forma umana, ma ravvivati da una misteriosa forza motrice e l’esplorazione di un microcosmo personale sconvolto dall’arrivo di entità indesiderate.

Cinema Rex (Eliran Peled, Mayan Engelman, 2020), Warm Star (Anna Kuzina, 2020) e The Fox & the Pigeon (Michelle Chua, 2020) si rivolgono principalmente ai più piccoli, ma sciolgono anche i cuori di un pubblico adulto. Se il primo è una citazione molto esplicita a Nuovo Cinema Paradiso, con una morale pacifista tra un bambino ebreo e una bambina araba aventi in comune la cinefilia, il secondo rimanda abbastanza, per chi se lo ricorda ed è fan Pixar, al cortometraggio La Luna di Enrico Casarosa che provò a vincere un Oscar nel 2011. Fox & the Pigeon è la breve ma buffa storia di amicizia in 2D tra una volpe e un piccione che si inseguono tra le pagine di un libro per…un gelato.

Bonus: impensabile non menzionare gli unici due lavori italiani selezionati rispettivamente in concorso ufficiale No, I Don’t Want to Dance! (Andrea Vinciguerra, 2019), distopico horror splatter in stop motion e 3 Minutes to Live (Vittorio Ascolani, Emanuele Motti, 2019), cortometraggio di fine studi, sempre di gusto horror/sci-fi, scritto, diretto, montato e animato (han fatto tutto, ma proprio tutto) dai due colleghi cineasti.