Germaine Dulac, femminista ante litteram e pioniera del cinema della prima avanguardia francese, ha condotto una appassionata difesa del “cinema puro”, accompagnando la prolifica attività di regista e sceneggiatrice a quella di teorica e attivista nei cinegiornali e cineclub dell’epoca. Dal più famoso La souriante Madame Beudet, onirico capolavoro impressionista, passando per il ciné-roman a episodi Gossette e gli sperimentali "dischi illustrati" del 1930, l’esplorazione dell’opera di Dulac è un modo prezioso per ripercorrere alcuni passaggi di un periodo storico innovativo e di una figura chiave che ha condotto il cinema verso la modernità, influenzando molti registi successivi.

La visione dei primi "videoclip" musicali in assoluto della storia, i "dischi illustrati" commissionati alla Dulac da Columbia e Pathé per pubblicizzare alcuni brani famosi dell’epoca, ci trasportano in quelle atmosfere sonore e visive consentendoci di scoprire la filmografia meno conosciuta della regista. Il loro recente restauro è stato realizzato dalla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata (Bologna-Parigi), anche grazie all’archivio di Germaine Dulac conservato alla Cinémathèque française, che ha fornito informazioni preziose per ritrovare la sincronizzazione voluta all’epoca dalla regista.

Nel primo "disco illustrato", della durata di sei minuti, Celles qui s’en font, letteralmente “quelle che si preoccupano”, l’attrice Lilian Constantini intrepreta prima il dolente personaggio femminile che incarna le atmosfere della canzone Toute seule del 1928 (cantata da Fréhel), e successivamente la donna abbandonata dall’apache che rappresenta visivamente il tema della canzone À la derive del 1927 (cantata da Germaine Lix).

Chi invece non si preoccupa affatto sono i personaggi maschili del secondo cortometraggio, Ceux qui ne s’en font, a fare ironicamente da contrappunto al primo: un capostazione allegro e fischiettante sulle note di Si j’étais chef de gare del 1929 (cantata da Georges Milton) e poi un suonatore di fisarmonica che per le strade di Parigi anima un giocoso girotondo di bambini sulle note di Sur le pont d’Avignon (interpretata da Gaston Gabaroche).

Come regista che ha espresso potentemente l’estetica impressionista contribuendo all’ evoluzione del linguaggio cinematografico, Germaine Dulac anche nei suoi pioneristici "dischi illustrati" porta lo spettatore in un viaggio nella psiche interiore dei suoi personaggi, saldando in un sodalizio inscindibile il registro narrativo con la sperimentazione formale e realizzando la messa in scena dell’esperienza psicologica dei personaggi attraverso l’uso del primo piano e di peculiari tecniche di ripresa, sovraimpressioni e dissolvenze per rendere la loro complessità.

L’ultimo cortometraggio, Un peu de rêve sur le Faubourg, conferma la natura sperimentale del cinema di Dulac. La prima didascalia introduce il tema che dovrà descrivere visivamente Paysage e Heure Exquise, due canzoni incise dalla Columbia ed interpretate da Edmond Rambond: una sera vicino alle mura della città un grammofono ispira gli idilli d’amore…

È questo il cortometraggio, dei tre presentati in questa selezione del festival, in cui trova il più ampio spazio l’uso della sovrimpressione come soluzione formale insieme ai giochi di luce, agli effetti di rifrazioni luminose, all’alternarsi dei primi piani dei volti dei due innamorati a scene di mare in tempesta o ruscelli e laghi, tutti strumentali ad esprimere gli stati d’animo cangianti del desiderio umano.