Da un parte i Mitchell, una famiglia comune con tutti i problemi delle famiglie comuni, in primis il rapporto sempre più freddo tra la primogenita adolescente (videomaker appassionata che smanetta tutto il giorno al telefono per inseguire il sogno di diventare una grande regista) e il padre poco incline alla tecnologia e preoccupato per le numerose incertezze che una carriera artistica potrebbe presentare dinanzi la sua “bambina”. Dall’altra le macchine, ovvero un esercito di robot che, come le più classiche delle previsioni fantascientifiche, si ribella al suo creatore, un enfant prodige della Silicon Valley di nome Mark (ogni riferimento a Zuckerberg probabilmente non è casuale) e minaccia di soggiogare l’intero genere umano. In mezzo una parolina, “contro”, che diventa il tema portante di questo riuscito e appassionante film di animazione.

Diretto dai creatori di una delle serie animate più interessanti degli ultimi anni (Gravity Falls) giunti qui al loro esordio sul grande schermo, I Mitchell contro le macchine appartiene alla scuderia della Sony Pictures Animation e quindi, di riflesso, allo stile sempre più riconoscibile e maturo di Phil Lord e Christopher Miller (qui in veste di produttori, appunto). Al di là però di un’ottima regia (soprattutto nelle sequenze di azione) e di dialoghi graffianti capaci di nascondere sotto la superficie ironica una componente emotiva importante, è interessante notare come il film sia decisamente calato nel qui e ora più contemporaneo. Si tratta infatti di un lavoro capace di radiografare in maniera precisa l’evoluzione linguistica della dimensione audiovisiva e le conseguenze relazionali che da questa rischiano di derivare.  

L’opera si basa su due poli opposti: la tecnologia e le relazioni. Sembra non esserci altra scelta, si tratta di un bivio spietato. Katie, la ragazza aspirante regista, è un continuo vulcano di idee. Tra animazioni grafiche, mixaggi video “rubati” da YouTube, filtri Instagram e sticker animati, la lente con la quale immortala il mondo che la circonda è una caricatura spassosa e colorata di una realtà decisamente più retrograda. Realtà che invece viene completamente sposata dal capofamiglia Rick, un padre affettuoso e capace di aggiustare tutto eccetto la crepa generazionale che lo separa da sua figlia. Il vecchio e il nuovo non riescono a trovare un dialogo, una sintesi. Così come gli umani e le macchine diventano inevitabilmente nemici durante l’apocalisse descritta dal film.

Eppure un’alternativa alla scelta (che mai come ora è diventata sempre più importante e centrale nella vita di tutti) sembra essere suggerita proprio dal cinema. Una delle industrie culturali più fiorenti e redditizie dell’ultimo secolo ha sempre sposato la tecnologia. Il cinema è pura scienza: più evolvevano gli studi e mutavano le tecnologie, più cambiava il suo linguaggio. Il cinema è forse l’arte più rappresentativa in grado di far conciliare la macchina alla componente umana. Non è quindi un caso che lo snodo finale del film, almeno da un punto di vista narrativo, sia sciolto proprio grazie alla visione di un video. Umani e macchine possono, anzi, devono dialogare. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Ecco perchè nella battaglia tra i due opposti non ci sarà un vincitore, ma un cambiamento nella loro correlazione: non più i Mitchell contro le macchine, bensì i Mitchell e le macchine.

Il cinema è l’antidoto. Mike Rianda e Jeff Rowe lo sanno, quindi provano ad aggiornalo. Il loro lavoro si inserisce perfettamente nel solco tracciato da Spider-Man – Un nuovo universo, proponendo un’idea di animazione audace, diversa, ibrida. Se lì si facevano i conti con la natura delle immagini nate dal mondo del fumetto, qui è l’estetica “amatoriale” di internet a essere indagata in un minestrone di idee e soluzioni visive in grado di restituire lo strabordante oceano di forme e colori proprio della comunicazione odierna. Il vecchio e il nuovo sono destinati a mescolarsi (come la tecnica animata digitale e tradizionale presenti nel film) e susseguirsi (come il commoventissimo saluto finale tra padre e figlia). Macchine e uomini.