C’è una donna, in una stanza di albergo, che piange davanti al televisore mentre sullo schermo scorrono le immagini di Rabbits – una sitcom grottesca con protagonisti tre conigli antropomorfi. C’è anche un’altra donna, nella sua villa hollywoodiana, che ha appena ottenuto il ruolo di Susan nel film On High in Blue Tomorrows. Questi gli incipit dei due principali filoni narrativi che costituiscono la trama di Inland Empire – L’impero della mente.

Nel film di David Lynch le identità dei personaggi si fondono e confondo dando vita a storie parallele in cui tanto i protagonisti quanto gli spettatori non riescono a distinguere la realtà dall’illusione. Il decimo lungometraggio del regista statunitense distorce non solo la realtà del racconto, ma anche e soprattutto gli archi temporali che definisco lo svolgersi degli eventi: presente, passato e futuro non sono disposti in maniera lineare, ma queste tre dimensioni collassano su se stesse.

Inland Empire è il primo film di Lynch girato completamente in digitale. Come spiegato da Mary Sweeney, qui produttrice oltre che sceneggiatrice,  l’opera è stata realizzata con telecamere digitali a bassa risoluzione per sottolinearne la vena artigianale. La colonna sonora è stata realizzata in buona parte dallo stesso Lynch, sviluppando sonorità artificiose in cui la voce umana, fortemente alterata, viene utilizzata a sua volta come strumento. Il restauro in 4K, realizzato da Criterion Collection sotto la guida dello stesso Lynch, e il remaster sonoro restituiscono in maniera ancora più evidente la natura "amatoriale" del prodotto audiovisivo.

Rispetto a Mulholland Drive e Lost Highway, che a loro volta si sviluppano attorno all’idea di dimensioni parallele e sovrapposte, in Inland Empire i legami tra i vari elementi e soggetti narrativi risultano ancora meno evidenti. L’alienazione generata nell’opera (e dall'opera) viene elevata all'ennesima potenza e il confine tra assurdo e verosimile si assottiglia fino a essere infranto dalla violenza che la caratterizza; nel 2017, dieci anni dopo l’uscita di Inland Empire, il regista ripartirà da questa esasperazione della dimensione onirica – o, per meglio dire, dell’incubo – per realizzare la terza stagione di Twin Peaks.

Il grottesco immaginifico di Inland Empire, marchio di fabbrica del David Lynch autore, trascina in un vortice di follia e confusione lo spettatore, con Laura Dern a fargli da la stella polare.