Un animo sensibile, che vive di sogni e di idee da poter realizzare. Così è Alessandro Rak. Ha un suo modo di vedere la realtà che, fortunatamente, è in sintonia con i suoi colleghi. Quello che crea è un mondo in cui uno spettatore, di qualunque età e non per forza appassionato dell’animazione, si possa ritrovare. Infatti le sue opere, tendono ad andare al di là  dell’immaginazione. Se per i primi minuti sei a conoscenza del fatto che sia stato tutto disegnato e realizzato al computer (con grafiche a 2D o a 3D, da più mani e stili diversi) dopo poco l’occhio si adatta, oltrepassando l’idea che ciò che scorre non è reale.

Come dice Sergio Cometa (il protagonista di L’arte della felicità) “Vaffanculo a chi mi guarda come se fossi solo un pupazzo, un manichino, un cartone animato!” infatti non si è mai davanti ad un film d’animazione come ce ne sono tanti, ma a personaggi fortemente caratterizzati, costruiti e animati. Attraverso una macchina da presa fittizia vengono aperti, squarciati e scrutati nei dettagli fisici e psichici che li rendono così reali.

Un elemento comune nelle opere di Rak è sicuramente una fine apocalittica, perché nonostante i finali siano in qualche maniera positivisti, lasciano un sentore di malinconia e questo per il fatto di non essere mai approfonditi. Allo spettatore è concessa, più che altro, la visione delle brutalità e delle infelicità che i personaggi sopportano e quando, alla fine, sembra risolversi quel groviglio di sentimenti e sensazioni che si è creato, enfatizzato dall’uso delle colonne sonore e dei suoni, rimane il vuoto.

Non c’è il matrimonio felice alla fine di Gatta Cenerentola come non c’è l’ostentazione della felicità che Sergio, da spaesato senza meta com’era, sembra aver ritrovato (anche quando lo vediamo esibirsi al pianoforte in Gatta Cenerentola) e non c’è neanche un vero destino a cui andare incontro, per i due amici in Simposio suino in Re minore, se non quello di rimanere uniti nonostante le avversità surreali che coronano ogni loro azione. Nonostante il finale di Donna Maria sembra essere quello più felice tra tutti, l’idea di riunione tra i due personaggi che poi si trasformano in colombi che volano senza meta, insieme nell’infinito, diventa una visione quasi da tragedia.

Rak insieme ai suoi collaboratori più fidati, tra cui  spiccano i nomi di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, tende a creare universi cupi, dai tratti felici, così com’è la realtà. Per questo un genere di animazione così unico per certi versi può creare una sorta di disorientamento distinguendosi, in modo davvero prezioso, da altri tipi di produzione, pensando a un target formato perlopiù da adulti. Rak riesce quindi a creare un rapporto intenso e atipico tra finzione e realtà finzionale ed a riportare in vita un genere che in Italia, e non solo, è sottovalutato se non per autori e correnti considerate più mainstream.