"Ho recitato, ad oggi, in quasi trecento film. In altre parole, ho interpretato trecento donne diverse, per la maggior parte eroine tragiche. Qualunque fosse la loro situazione, erano soprattutto personaggi femminili che soffrivano per il proprio destino. Si dice che la sorte di una donna dipenda dagli uomini; a causa loro alcune donne diventano sempre più infelici".

Kinuyo Tanaka

 

Kinuyo Tanaka ha attraversato la storia del cinema giapponese dal muto agli anni Settanta. Tra le artiste più celebri del suo tempo, ha collaborato regolarmente con maestri come Hiroshi Shimizu, Yasujiro Shimazu, Heinosuke Gosho, Yasujiro Ozu, Mikio Naruse, Keisuke Kinoshita, ed è stata la musa di Kenji Mizoguchi, con cui ha girato quindici film, tra i quali Vita di O-Haru, donna galante (1952), I racconti della luna pallida di agosto (1953) e L’intendente Sansho (1954), premiati per tre anni consecutivi alla Mostra di Venezia, portando regista e attrice alla ribalta internazionale.

Tra il 1953 e il 1962, in un'industria quasi del tutto priva di cineaste, Tanaka si dedica anche alla regia e dirige sei film con protagoniste femminili determinate e in lotta contro le avversità. Questo aspetto della sua carriera è però rimasto a lungo escluso dalle storie del cinema giapponese e mondiale. È tempo di rimediare e riscoprire il suo ruolo di pioniera.

Nata in Giappone nel novembre 1909, Tanaka è la più giovane di otto fratelli. La morte del padre, quando ha solo un anno e mezzo, e la partenza dei due fratelli maggiori lasciano la famiglia in grande povertà. La giovane Kinuyo è però una bambina determinata: a nove anni decide di lasciare la scuola e di unirsi alla Compagnia operistica femminile Biwa. Diventa una star a soli dodici anni e con i suoi guadagni sostiene l’intera famiglia – come farà per il resto della vita.

Dopo il grande terremoto del Kanto nel 1923, l'industria cinematografica giapponese si trasferisce da Tokyo a Kyoto, vicino a Osaka, dove Tanaka vive. Uno dei suoi fratelli, che lavora per la Shochiku, la presenta ai suoi capi. Così, a soli quattordici anni, Tanaka ottiene il suo primo ruolo cinematografico (in Genroku onna di Hotei Nomura, 1924). Nello stesso anno recita in The Village Pasture del grande regista Hiroshi Shimizu, che sarebbe poi diventato suo marito (nel 1927, soltanto per un anno). Tanaka incontra anche altri due registi per lei fondamentali: Heinosuke Gosho, il primo a offrirle un ruolo da protagonista nel perduto Embarrassing Dream (1927) e a scritturarla nel primo film sonoro giapponese, The Neighbor’s Wife and Mine (1931), e Yasujiro Ozu, che gira con lei sette film muti trasformandola nella versione giapponese della femme fatale hollywoodiana.

Durante gli anni Venti e Trenta, Tanaka rappresenta la giovane donna moderna ed emancipata comparendo in almeno dieci produzioni della Shochiku all’anno, di solito come protagonista femminile. La sua popolarità è tale che alcuni film prendono il suo nome: The Story of Kinuyo (1930) di Gosho, Doctor Kinuyo (1937) e Kinuyo’s First Love (1940) di Nomura. Nel 1940 conosce il regista che ne avrebbe fatto la sua musa: Kenji Mizoguchi. Insieme, realizzano quasi solo capolavori, scrivendo una delle pagine più importanti del cinema giapponese. Star e icona nazionale, negli anni Cinquanta Tanaka incarna l’immagine tradizionale della femminilità giapponese in molti classici dell’epoca d’oro.

La decisione di Tanaka di passare dietro la macchina da presa rappresenta un capitolo fondamentale della storia del cinema giapponese e della storia delle donne nel paese. Prima di lei, solo un’altra regista aveva firmato un lungometraggio: Tazuko Sakane, assistente e sceneggiatrice di Mizoguchi nei primi anni Trenta, che aveva diretto il perduto New Clothing nel 1936.

La reazione dell’industria cinematografica alla decisione di Tanaka fu di grande scetticismo. Nel 1952 erano stati prodotti 278 lungometraggi, tutti diretti da uomini. Perché includere una donna? Tanaka tra l’altro era all’apice della carriera d’attrice, richiesta dai più grandi registi, premiata… perché diventare cineasta? Ma Tanaka la vedeva diversamente. Aveva compiuto quarant’anni e qualche critico l’aveva derisa per alcuni ruoli troppo giovanili. Come ricorda nelle sue memorie: “Come attrice dovevo pensare al problema dell’età. […] Anche se fossi rimasta, interpretando ruoli di donne di mezza età, pian piano non avrei più ottenuto parti da protagonista. E anche se fossi passata a ruoli di secondo piano, non ne avrei trovati molti che avrei voluto interpretare. Così è cresciuto il desiderio di diventare regista, per dare ad attrici emergenti le parti che non potevo più interpretare”.

Anche i suoi mentori erano divisi: se i vecchi amici Naruse, Kinoshita e Ozu le offrirono il loro pieno sostegno, Mizoguchi si oppose categoricamente all'idea, portandola alla decisione di non collaborare più con lui.

La notorietà di Tanaka garantì comunque visibilità ai suoi lavori. Cinque dei suoi sei film furono prodotti dalle principali case del tempo (Shintoho, Nikkatsu, Daiei e Toho), dandole accesso a cast e collaboratori di alto profilo. Ma Tanaka voleva mettersi alla prova e chiese a Mikio Naruse di assumerla come ‘terzo assistente alla regia’ nel film Older Brother, Younger Sister (1953), così da imparare sul campo il suo nuovo lavoro. Nel 1953, Tanaka inizia le riprese di Love Letter, il suo primo film da regista.

Il cinema di Tanaka affronta tematiche femminili e tratta di gravi problemi sociali e politici. Nei suoi film, le donne non cercano di essere provocanti, desiderano gli uomini; non cercano di inserirsi nelle strutture sociali – vogliono solo il diritto di vivere la propria vita; non vogliono essere brave madri, vogliono veder crescere i loro figli; non vivono la sessualità come un'oppressione, ma come un’intima necessità; non dipendono dagli uomini – come tutti gli esseri umani, dipendono dalla Storia, dalla loro condizione sociale e dalla loro epoca. Amano e combattono, come tutti gli eroi – ma sono eroine. Tanaka guarda alle loro fragili lotte e affronta gli argomenti più difficili con una sconcertante crudezza: prostituzione e vergogna sociale (Love Letter, 1953), l’amore come unica prospettiva sociale per le donne (The Moon Has Risen, 1955), il cancro al seno (The Eternal Breasts, 1955), la politica coloniale (The Wandering Princess, 1960), i centri di riabilitazione per ex prostitute (Girls of Dark, 1961), la persecuzione religiosa e l'amore proibito (Love Under the Crucifix, 1962).

All'inizio degli anni Sessanta, gli studios giapponesi iniziano il loro declino, e così anche la carriera di Kinuyo Tanaka. Si dedica sempre più alla televisione, comparendo in qualche ruolo secondario (come in Barbarossa di Kurosawa). Nel 1974 fa uno straordinario ritorno sullo schermo in Sandokan n. 8 di Kei Kumai, per il quale ottiene l’Orso d’argento come migliore attrice a Berlino, il suo primo premio internazionale.

Muore il 21 marzo 1977 per un tumore al cervello.

Kinuyo Tanaka è un sublime paradosso: incarna la donna giapponese sottomessa nei suoi molti ruoli, ma si comporta come la più indipendente delle donne nella vita. Riesce a diventare cineasta in una società profondamente patriarcale, in un'epoca in cui le registe donne sono assenti, ma lo fa con grande umiltà, volendo apprendere un nuovo mestiere mentre è al culmine della notorietà. Lavora per le principali case di produzione realizzando film di genere ma ritrae le problematiche femminili nel modo più crudo possibile.

Radicale e umile: ecco chi era Kinuyo Tanaka.

 

Traduzione dall’inglese di Cristina Apuzzo