Roma, zona Tiburtino III. La periferia così a lungo trascurata e isolata è destinata a diventare ancora più estrema. Infatti una sera cade dal cielo un meteorite, il piccolo sasso viene preso da un cane che lo porta al suo padrone Leonardo, interpretato da Paolo Calabresi. Quest'ultimo ne rimane affascinato e decide di portarlo a casa con sé e di appoggiarlo sul comodino. Durante il sonno di Leonardo e della moglie Marica dal meteorite esce un grosso bruco scintillante, che si infila nella narice di Leonardo il quale, imperterrito, continua a dormire.
Nessun membro della famiglia di Leonardo, da sempre ignorato, sembra accorgersi dei cambiamenti nella personalità dell’uomo. La moglie fa l’estetista abusiva ed è la preferita dalle donne del quartiere, perché anche se non ha studiato per farlo ama il suo lavoro e le chiacchiere con le clienti. Marica però sembra continuare a vivere con Leonardo per abitudine, ma vorrebbe liberarsene.
Il figlio della coppia si chiama Mauro detto Pinna, per il naso pronunciato, ed è il piccolo spacciatore del quartiere. Conduce uno stile di vita sregolato e oltre a spacciare fa uso di diverse sostanze insieme al suo unico vero amico Panettone. Nel quartiere romano Leonardo inizia una protesta razzista e xenofoba aizzando gli altri abitanti a innalzare le barricate per non permettere a nessuno di entrare, ma più che altro di uscire.
Luna Gualano, alla sua terza regia, conferma la sua passione cinefila per i film statunitensi e una propensione alla cinematografia anni Cinquanta. Ne La guerra del Tiburtino III l’omaggio a L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel diventa esplicito con l’apparizione del bruco che esce dal meteorite ed entra nel corpo dell’umano, forse un po’ anche Il demone sotto la pelle di David Cronenberg.
La regista, che ha scritto il film con Emiliano Rubbi, ha dato una profonda caratterizzazione ai suoi personaggi. Inoltre, il cast è perfetto: da Antonio Bannò al già citato Calabresi, tutti offrono bellissime interpretazioni, comprese divertenti comparsate di Carolina Crescentini e Francesco Pannofino, fino alla simpatica Sveva Mariani, un’influencer dei quartieri alti che, alla ricerca di un trend, si trova a lottare per la sua vita incastrata in un mondo che non le appartiene .
La guerra del Tiburtino III tratta del tema degli alieni che vogliono conquistare il mondo a piccoli passi: un montaggio un po’ più incalzante avrebbe aiutato il pubblico ad entrare in sintonia con la storia. Gli alieni comunque sono solo un pretesto, come nella miglior storia del genere scifi, per poter parlare del degrado della vita di un quartiere romano, della misoginia che dilaga e soprattutto della xenofobia e del razzismo che sono all’ordine del giorno in questi anni.
La paura di confrontarsi con il nuovo porta all’isolamento e trasforma in ebeti gli uomini che per risvegliarsi hanno bisogno di un gruppo di donne senza paura che li attacchino a colpi di primer per unghie.