Non sapremo mai quanto centri lo zampino della divina provvidenza nell’opera di Maurizio Finotto, artista e regista originario di Cavarzere, provincia di Venezia, luogo in cui sembrano avere avuto inizio le prime apparizioni divine, un po’ per scherzo, un po’ per autocompiacimento. Sono circa 200 le tavolette votive realizzate tra il 2015 e il 2017, Finotto fa proprio quel linguaggio mistico e atemporale tipico degli ex voto attraverso il quale illustra i momenti salienti della sua esistenza, tutti accomunati dal verificarsi di un miracolo o di una grazia, accertate o presunte che siano, non sta a noi stabilirne l’autenticità, ma crederci aiuta ad entrare in questa dimensione taumaturgica in cui l’ironia e la devozione popolare trovano un perfetto equilibrio.

Volendo fare un confronto per poter capire meglio l’espressione di una fede tagliente e naïf mi sembra opportuno citare un’opera che vi si avvicina molto sia nell’utilizzo dello stesso supporto narrativo, la superficie della tavoletta votiva, che per la comune prontezza di spirito. Mi riferisco all’ultimo lavoro di Dino Buzzati I miracoli di Val Morel (1971), nella doppia veste di scrittore e pittore realizza dei dipinti in cui illustra i favolosi interventi di Santa Rita da Cascia, la santa dei miracoli impossibili.

Come per Finotto l’efficacia dell’immagine dipinta nell’ex voto, di per sé miracolosa, si avvicina alla natura di una reliquia, l’unicità dell’oggetto, testimonianza della grandezza dell’intercessione divina, in Buzzati lascia attonito chi osserva la dissacrante spettacolarizzazione dei prodigi della santa, dei miracoli impossibili, appunto. Nelle tavolette di Finotto questo non accade, non ci sono vampiri, marziani o gatti mammoni giganti, le sue storie pur mostrandoci l’effetto dei superpoteri della Madonna, di un Cristo in croce parlante o di Sant’Apollonia, più avanti vedremo perché proprio questa santa, ci restituiscono la testimonianza di un evento straordinario verificatosi nel quotidiano. È necessario ripetere che per apprezzarne il sarcasmo è utile crederci senza ombra di dubbio!

Finotto, al contrario di Buzzati, è testimone di tutte le apparizioni, la sua figura, ritratta in ogni tavoletta, abita e agisce negli ex voto che illustra a sua mamma e a sua nonna in un semiserio filmato, un documento antropologico forse, non è facile definirlo, dal titolo La lingua dei miracoli (2017). Il termine semiserio mi sembra il più adatto per restituire lo spirito con cui l’artista affronta questa lettura autobiografica della propria vita, in cui l’onniscienza divina ha un ruolo di primissimo piano e Finotto non fa altro che porvi l’inequivocabile sigla P.G.R., per grazia ricevuta, ispirandosi alla tradizione iconografica di questi reperti popolari.

Un’analisi introspettiva narrata attraverso sintetiche ed efficaci immagini, accompagnate da una didascalia che ne illustra il contenuto, un itinerario che partendo dall’infanzia ripercorre i principali eventi che hanno segnato il regista, soffermandosi a lungo sul desiderio di lasciare il paese natio, un lavoro sicuro, quello di odontotecnico (ecco che si spiega la presenza di Sant’Apollonia, protettrice dei denti e delle relative malattie) per seguire la propria passione, intraprendendo gli studi artistici a Bologna: “In località Cavarzere di Venezia”, recita un ex voto, “il signor Finotto Maurizio emigrante già odontotecnico ora artista di professione torna per rendere omaggio alla Madonna Addolorata del Perdono”.

Traguardi e ostacoli che trovano nell’agognata fuga da Cavarzere il punto di svolta dell’intera vicenda, sulla quale è giusto soffermarsi a parlarne con i familiari, che tanti sacrifici han fatto per assicurargli un futuro da odontotecnico. I protagonisti di questo incontro surreale, mentre sullo schermo scorrono gli ingrandimenti dei minuti particolari delle tavolette, arrivano addirittura a non trovarsi d’accordo sulla paternità della richiesta dell’intervento divino, la madre in visita a Lourdes è convinta di essere stata lei, e non il figlio, ad aver interpellato la divina provvidenza. Intanto la nonna di Finotto (sottotitolata visto il suo veneto poco comprensibile) si commuove assicurando la veridicità dei prodigi della Madonna.

L’artista fa proprie le espressioni di questo caratteristico linguaggio dei miracoli, una forma d’arte popolare alla quale attinge a piene mani in modo intelligente e originale, un po’ come già aveva fatto nel videoclip degli Skiantos Merda d’artista (2009) saccheggiando l’opera di Piero Manzoni, “pittore milanese ma geniale”.