Accetta il mio consiglio, non partire mai soldato (…)

Perché la morte arriverà marciando al rullo dei tamburi.

Venite belle fanciulle, venite a camminare al sole,

E non permettete mai al vostro uomo di portare con sé una pistola.

Così cantava il quarantenne Clint Eastwood nel 1971 sui titoli di testa di La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, intonando a bassa voce The Dove di Judy Collins. A dirla tutta, la canzone poi tornava pari pari cento minuti dopo sugli altri titoli, quelli di coda, a sancire eccome quel presagio di morte, con la sorpresa di spostare l’attenzione appena una riga più sotto, sulle “belle fanciulle”, e sul consiglio che un uomo -il protagonista, la loro vittima- si preoccupava di dar loro attraverso le parole di una donna. Il titolo originale del film non per niente è The Beguiled, l’ingannato, così come del romanzo di Thomas Cullinan da cui è tratto. E in una trappola finisce in effetti il soldato dell’Unione Jonathan McBurney, ferito in Virginia dall’esercito confederato, e convinto invece, fra ingenuità e presunzione, di poterla ordire lui a suo vantaggio.

Su quei titoli di testa si susseguono foto della guerra di Secessione, con lenti zoom su di esse in avanti e all’indietro, a restituirne la grana come in Dawson City-Frozen Time di Bill Morrison (2016): in quest’ultimo la corsa all’oro di fine ‘800, ne La notte brava del soldato Jonathan la guerra civile di trent’anni prima. Quando l’azione ha inizio, una ragazzina di dodici anni a caccia di funghi si imbatte in quel soldato moribondo, in un bosco di goticissimi salici piangenti, ne riceve un bacio tutt’altro che paterno -e primo di una lunga serie a venire- in cambio di infantile fiducia e dedizione, e lo aiuta a raggiungere il collegio femminile in cui vive, diretto da Miss Martha. Qui il bel soldato, benché nordista e nemico in terra a lui ostile, riceve cure necessarie ed attenzioni impreviste.

Amy, Miss Martha, la giovane insegnante di francese Edwina e l’acerba Carol, confinate nelle stanze del collegio ed isolate dal mondo esterno al suo cancello, che controllano con turni di vedetta dal tetto della casa, accolgono Jonathan agonizzante, lo curano, lo bramano, si innamorano di lui e se lo contendono l’un l’altra, ciascuna con ottime ragioni per ritenere di esserne la favorita. Lui, mosso dal solo obiettivo di uscire risanato e quanto prima da quella quarantena, approfitta dell’ascendente da unico gallo del pollaio, dimentico però di domarlo quando necessario. È così che Amy, Miss Martha, Edwina e Carol, nel corso del pellegrinaggio a turni alterni nella stanza in cui lo hanno ricoverato, passano in pochi giorni a detestarlo, temerlo, amputarlo e infine punirlo con una nuova sortita nel bosco a caccia di altri funghi.

Il pensiero va oggi a due film recenti, usciti entrambi nel 2017: naturalmente il remake del film di Siegel diretto da Sofia Coppola, The Beguiled - L’inganno, ma anche Il filo nascosto di P.T. Anderson, che vede un altro uomo prigioniero della sua donna e sottoposto a una periodica cura alimentare sadomasochista proprio a base di funghi. Tutti e tre parlano di rapporti di forza fra i sessi, e concordano nell’individuare nella donna il motore, l’origine meditata di ogni genere di processo ad essi sottostante. In un paradosso che si muove su due binari, quello del genere e quello del tempo, è il film di un uomo, Don Siegel - per di più maestro di un genere che più maschio non si potrebbe, il poliziesco - e il più datato dei tre a promuovere la visione più simpatetica e gentile delle ragioni femminili.

Se infatti un circolo di cucito bollerebbe senza troppe finezze come “gattamorta” la Alma di Il filo nascosto, preoccupata più di dominare il proprio uomo che non di ottenerne la devozione con metodi trasparenti, e laddove la Coppola insinui che le sue non-vergini omicide sono ambigue, vulnerabili e feroci proprio perché donne, Siegel nobilita i sentimenti che le spingono ad agire approfondendo i loro vissuti. L’uomo che accolgono nel loro gineceo è sia motivo di risveglio dei sensi e bugie reciproche sia ragione di ritrovata solidarietà di gruppo soprattutto per il passato diversamente traumatico con l’universo maschile che accompagna ognuna di loro. La sola relazione importante di Miss Martha con un uomo che più sbagliato non si potrebbe, il fratello; il vuoto sentimentale e sessuale di Edwina, priva di qualsiasi esperienza; la lascività di Carol, a confermare il pregiudizio con cui gli uomini si avvicinano alla scuola, sovrapponendola ad un bordello; l’amore edipico di Amy, il cui padre è assente, in tempi di guerra “non adatti agli scherzi”, come dicono alcuni soldati confederati.

Meno austere e più limpide delle donne di Sofia Coppola, quelle di Don Siegel sbagliano ed imparano dagli errori commessi, e sebbene entrambi i gruppi rimangano al chiaroscuro delle candele che illuminano assai scarsamente gli interni e i volti, la simpatia di Siegel arriva dove le impenetrabili ragazze della Coppola non si fanno mai avvicinare: nell’intimo.