Chiara Francisconi
“The Fabelmans” Speciale IV – La via subliminale al classicismo
Non siamo di fronte alla storia straordinaria di un ragazzino che fa amicizia con un extraterrestre o perde i genitori e cresce solo durante la guerra, né di adulti che sbarcano in Normandia per liberare l’Europa dai nazisti o danno la caccia a criminali o truffatori. Siamo invece alla scoperta di come il futuro autore di quelle storie fuori dall’ordinario abbia costruito il suo stile facendo confluire in esso scienza e incantesimo, macchine e emozioni, padre e madre. Non lo si è forse sempre definito il migliore regista di bambini sulla piazza, ma anche un Peter Pan restio a farsi adulto? Bene, The Fabelmans ci dice da dove veniva quell’occhio speciale sull’infanzia e la crescita.
“Le buone stelle” della gratitudine e della cura
Meno riuscito di Un affare di famiglia, Le buone stelle si porta comunque a casa molto. L’estremo incanto della sequenza sulla ruota panoramica, capace di fermare il tempo; quello della scena su musica di Magnolia, che il tempo lo fa scandire da un tergicristalli, e il concetto tipicamente orientale di gratitudine per l’essere venuti al mondo, espressa non verso qualche divinità, ma da un personaggio all’altro e ritorno.