Non tutti sanno che Diana Karenne è stata inserita nell’olimpo delle pioniere del cinema muto dal Women Film Pioneers Project (WFPP), un progetto internazionale creato da Jane Gaines per la Columbia University il cui intento è rifondare la storia e la storiografia della settima arte in termini di riscoperta dell’apporto delle donne all’industria cinematografica nascente.

Di certo la più intelligente delle dive, come la definì il critico Tito Alacci nel 1919, aveva un’indole proteiforme perché, pur aderendo ai cliché divistici della donna fatale, enfatizzandone i tratti più esotici, cercò di affermare la propria autonomia di sguardo partecipando anche come regista, sceneggiatrice e produttrice (tramite la Karenne Film da lei fondata) al cinema dei primi tempi.

Con il film Passione tsigana, diretto nel 1916 da Ernesto Maria Pasquali per la torinese Pasquali film, l’attrice di origini (probabilmente) ucraine, arrivata da poco in Italia, conquista le luci della ribalta interpretando la gitana Azara, personaggio dalle umili origini che grazie a uno spirito indipendente riesce a trasformarsi in un'applaudita ballerina e a conquistare l’amore del barone Freiman (interpretato da Giovanni Cimara), promesso sposo della contessa Selvig. Gli ingredienti del melodramma ci sono tutti: l’amore contrastato, la differenza di classe, la ragazza che resta orfana, il cattivo di turno impersonato dal gitano Aleko.

Il film, che alterna le ambientazioni opulente dei diva film ad ambientazioni naturali en plein air, ottiene larghi consensi di pubblico e critica, soprattutto grazie all’interpretazione della Karenne. L’originalità delle sue performance non sfuggono al critico dell’epoca Angelo Menini che la definisce “una rivelazione fulminea” e aggiunge “immaginate che ella nei punti più sapienti del dramma quando vuol dirvi tutta la burrasca dei suoi sentimenti guarda l’obiettivo, il che vuol dire che vi guarda risolutamente in volto. Bene ha fatto la Karenne a permettersi questa audace arte che una volta poteva parere uno sbaglio fenomenale. Diana Karenne inaspettata, brutalmente quasi, ma di giustizia viene alla luce della celebrità...”.

In Passione tsigana infatti già emerge il singolare stile di recitazione dell’attrice come un insieme di naturale e artefatto, in cui s’intravede l’influenza di Asta Nielsen. Nel rappresentare fisicamente la gitana Azara, la Karenne vira verso una teatralità intensificata quando cresce la tensione drammatica del film, senza rinunciare mai, anche nei momenti più drammatici, a un piglio fiero e indomito, mai passivo.

Dalla scena dell’aggressione nel bosco, vittima di un malintenzionato, al talento volitivo manifestato nel proporsi all’impresario che le consentirà di cambiare vita lasciandosi alle spalle la miseria, e persino nel non darsi per vinta quando l’amato barone, dopo i primi approcci, le volta le spalle per ritornare dalla contessa Selvig, la gitana di Diana Karenne è un personaggio moderno, che in qualche modo si avvia a interpretare le istanze evolutive dell’identità femminile nei primi anni del Novecento in Italia.