Nessuno ha la palla di cristallo per sapere se il grande successo di Avatar – La via dell’acqua e di alcuni film natalizi sarà un viatico per un più ampio ritorno degli spettatori nelle sale. Da una parte, assumendo un punto di vista squisitamente economico e di mercato, gli analisi avvertono che la domanda di cinema in sala esiste ancora e che si tratta semplicemente di una ripresa del consumo più lenta del previsto (dal nulla del Covid, al -30/40% del 2022, al -10/20% probabile del 2023, e un sostanziale ritorno al pre-pandemia nel 2024).

Dall’altra, i più pessimisti pensano invece che il mondo delle piattaforme contenga ormai talmente tanto prodotto da scoraggiare il ritorno in sala di ampie fette della popolazione, segnalando con preoccupazione quanto Netflix e le altre (Prime Video, Disney+, Paramount+, Sky/Now, ecc.) riforniscano il loro catalogo anche di cinema d’autore e non solo di contenuti pop.

Vedremo. Certamente il futuro che ci aspetta difficilmente vedrà riaprire sale in zone dove c’è già stata una desertificazione dell’esercizio, specie nel centro sud. Ci sono intere province o porzioni di Regioni che sono del tutto prive di schermi, abbandonate alla televisione e allo streaming. In quel caso l’incontro con il cinema di qualità (ma spesso anche con il cinema tutto) è precluso, e le nicchie dei cinefili non possono fare altro che abbonarsi a MUBI o ad altri soggetti che propongono opere alternative.

Questa, infatti, è la scommessa vera e propria. O un’Italia dove il cinema in sala vivrà bene esclusivamente in centri urbani/metropolitani, magari in città universitarie del centro-nord, con un’ampia fetta di consumi culturali guidati da studenti o da ceti di classe medio-alta (mentre il resto del Paese sarà punteggiato da rari multiplex in periferia e basta); oppure un’Italia dove non solo si blocca la lenta erosione di schermi ma si rilancia (ovviamente nei limiti del possibile) la cultura della sala con una serie di iniziative massicce, penetranti ed esclusive, che mescolino strategie immediate e piani a medio-lungo termine – sfruttando tutto, dalla leva del prezzo del biglietto alle feste del cinema, dall’aiuto fiscale selettivo alla screen education nelle scuole, dalla multiprogrammazione al marketing culturale.

Tornando a ciò che più ci interessa – i film – il 2023 si presenta come un anno fantastico, sia per il cinema ultra popolare (la Marvel con la fase V, il ritorno di Mission: Impossible, i live action della Disney, il proseguimento di saghe come Fast & Furious e Transformers, poi Dune 2 e molto altro), sia per il cinema d’autore. In questo secondo caso l’elenco di ciò che verrà distribuito in Italia fa spavento. Citiamo alla rinfusa:  Moretti, Coen, Polanski, Allen, Scorsese, Nolan, Fincher, Anderson (Wes), Miyazaki, Haynes, Mann, Lanthimos, Kaurismaki, Linklater, Villeneuve, Guadagnino, Larrain, Almodóvar, Soderbergh, Bellocchio,  Garrone, Shyamalan, Loach, Mendes, Aronofsky, Chazelle, Desplechin, Martone, Rohrwacher, Poitras, Sorogoyen, Schrader, Vinterberg, Serra, Park Chan-wook, Frears, Marcello, Hansen Love….Come si può capire, ce n’è per tutti i gusti. Ma i gusti esisteranno ancora?

Buon anno cinefilo a tutti i nostri lettori.