Seguito de Il mostro della laguna nera, La vendetta del mostro riporta sullo schermo una delle creature più iconiche degli horror Universal, che vantano un roster di boogeymans provenienti da tutti gli angoli del globo. Dove Frankestein, Dracula e l’Uomo Lupo emergono dalle nebbie dell’Europa, il Mostro della Laguna Nera nasce dai fiumi dell’America Centrale: il produttore William Allard, eminenza grigia dietro a molti dei monster films dell’epoca, aveva conosciuto la storia grazie ai racconti del regista Gabriel Figueroa, e, successivamente, deciso affidarla all’occhio di Jack Arnold.
Stando alla teoria secondo cui gli horror devono il loro successo alla capacità di incarnare angosce serpeggianti per il tessuto sociale, il Gill Man di Arnold si candida come vero e proprio embodiment della sessualità istintuale: creatura selvaggia e aggressiva, capace di comunicare solo mediante versi e grugniti, si invaghisce puntualmente di giovani donne che finisce per rapire. Se nel primo capitolo gli occhi del mostro erano tutti per la bruna Julie Adams, La vendetta del mostro sembra invece innvervato di una vera e propria ossessione per le bionde, che ricorrono dalle prime battute sino dell’entrata in scena di Lori Nelson, ittologa platinata con una somiglianza incredibile a Sandra Dee. Questa volta toccherà ad un uomo di scienza, il Clete Ferguson interpretato da John Agar, difendere la donna dalle avance della creatura e, indirettamente, da quelle dei suoi simili: doppio complementare del mostro è infatti Joe Hayes, l’uomo ha catturato il Gill Man e lo tiene in custodia.
Donnaiolo incallito, Hayes è l’unico ad avere la forza e la fermezza mentale (non esita a definirsi privo di immaginazione davanti ad un collega impaurito dalle leggende) necessarie a gestire la creatura, e la sua morte per mano del mostro tradisce un forte sottotesto simbolico: l’uomo muore dopo che la Nelson ha ceduto alla corte di Ferguson, lasciando la creatura libera di inseguire la coppia e rapire la giovane. Il compito dello scienziato è quindi quello di preservare l’innocenza della donna e imbrigliare la tensione sessuale all’interno delle ritualità civili di amore e matrimonio, salvandola dagli istinti viscerali che minacciano di rapirla e allontanarla dal progetto di una famiglia stabile. Il film segna inoltre l’esordio di un giovane Clint Eastwood che, lontanissimo dalla sua maschera archetipica di tough guy, si interroga sui comportamenti degli animali in mancanza di cibo.
Dispiace per la resa del 3D che, venendo ricostruito a partire da due pellicole differenti, si è rivelato abbastanza deludente, per lo più incapace di restituire il gioco prospettico che aveva fatto la fortuna della pellicola originale.