Situazione pericolosa, in originale I Wake Up Screaming, ma uscito anche con il titolo Hot Spot, è l’adattamento praticamente immediato di un romanzo dello scrittore hard-boiled Steve Fisher, uscito, come il film, nel 1941.

Il film comincia con una fine: dai giornali apprendiamo della morte di una giovane celebrità, Vicky Lynn (Carole Landis), da lì ci spostiamo in commissariato e assieme ai poliziotti ripercorriamo le tappe dell’ultima parte della vita della vittima attraverso le parole di sua sorella Jill (Betty Grable), una delle persone interrogate. Mentre faceva la cameriera, Vicky era stata scoperta dal talent scout Frankie Cristopher (Victor Mature), che insieme a due sodali si era impegnato con successo a mettere su una serie di publicity stunt per farla entrare nei giri giusti e lanciare la sua carriera come modella e possibilmente attrice. Ora Frankie è il principale sospettato, anche se si dichiara innocente: ad aggiungere uno spesso strato di inquietudine alla vicenda è l’ispettore di polizia sadico e ossessionato interpretato da Laird Cregar, che usa ogni mezzo e ogni abuso per mandarlo nel braccio della morte. Da queste premesse intriganti, e tramite l’aggiunta di pezzi del puzzle mai del tutto limpidi, il film costruisce l’attesa di un colpo di scena poderoso che però non arriva, e la storia si sviluppa nella seconda parte in un modo più lineare e sfilacciato di quanto ci si potrebbe aspettare, con una risoluzione che non osa quanto avrebbe potuto e fa ricadere il delitto su quello che sembra un colpevole di comodo.

La presenza più significativa è quella imponente di Cregar e del suo poliziotto psicopatico, mentre la sceneggiatura resta piuttosto schematica nel tratteggiare tanto le personalità di Vicky, Frankie e Jill, quanto la loro logica svolta romantica, nonostante Grable e soprattutto Mature si impegnino quanto possono a dare una gamma di sfumature ai loro protagonisti.

Eppure Situazione pericolosa spicca per la consapevolezza con cui utilizza alcuni elementi stilistici e meccanismi che diventeranno ricorrenti all’interno del genere: un incipit a omicidio già avvenuto e la conseguente struttura temporale a ritroso, che si sposta tra il presente e il passato per fare luce su una verità con molte facce; l’indagine, forse non particolarmente approfondita ma evidente, delle pulsioni e delle motivazioni psicologiche dietro la rete di relazioni squilibrate che si sviluppano attorno al “corpo in assenza” della vittima; un uso intelligente delle location urbane e notturne, dal night club, al cinema osé, passando per il diner. Il tutto immerso in un notevole apparato visuale, fatto di inquadrature oblique, di angolazioni espressive, e di una fotografia molto contrastata ed efficace (di Edward Cronjager, esaltata nel restauro in 4K curato da The Walt Disney Studios), che illumina e adombra oggetti e persone, guidando lo sguardo ed evidenziando i rapporti di potere e gli sbilanciamenti morali tra i personaggi.