C’erano una volta, negli anni Cinquanta, due amiche geniali nate in un rione napoletano di periferia, corrotto, intriso di lamenti e povertà, ineluttabilmente escluso dalla vita cittadina. È l’intimo racconto di Lila e Lenù, eroine alla ricerca del loro posto nel mondo, nel tentativo di riscattarsi dalla vita misera alla quale sembrano essere destinate. Una narrazione che copre oltre sessant’anni di vita delle due amiche-nemiche, una storia senza tempo, che già è un classico, nata nelle pagine di un libro e destinata a continuare sullo schermo.
Dopo il successo della presentazione alla 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in anteprima esclusiva L’Amica Geniale, una serie di Saverio Costanzo tratta dal best seller di Elena Ferrante. Un evento speciale, distribuito da Nexo Digital, l’1, il 2 e il 3 ottobre: presentati, in alcune sale italiane, i primi due episodi della serie HBO-RAI Fiction e TIMVISION. In occasione della proiezione al cinema Lumière della Cineteca di Bologna, sono stati ospiti il regista Saverio Costanzo e lo scenografo Giancarlo Basili, che hanno raccontato, con appassionato trasporto e autoironia, la sfida intrapresa. Dopo La solitudine dei numeri primi, Costanzo si era ripromesso di non trattare più best seller: è alto il rischio quando il pubblico conosce già la storia, i personaggi. Perché, nella lettura, si crea una sorta di intima confidenza, un rapporto immaginifico tra il lettore e la narrazione nel quale è difficile intromettersi. Ma è stata la Ferrante stessa a indicare Costanzo come regista favorito. Ed è difficile dire no a una storia che, per il regista, è una storia geniale. Attraverso uno scambio di mail tra la casa editrice dell’autrice, il regista, e la stessa Ferrante, mail rigorosamente criptate per garantire l’anonimato all’autrice, o autore, sotto pseudonimo, l’accordo si è concluso e Costanzo ha accettato la scommessa. Scommessa che, almeno nei primi due episodi, sembra aver vinto: traspare un profondo rispetto nei confronti del libro, delle immagini e delle suggestioni evocate. Il racconto è fedele, segue quasi alla lettera la parola scritta, il tocco è leggero, la narrazione lineare.
L’intervento autoriale è pura espressione visiva al servizio del cinema e della bellezza. Non c’è dettaglio che venga trascurato; I due episodi corrispondono alle prime 90 pagine del volume primo della tetralogia. A interpretare Elena e Lila bambine sono Elisa Del Genio e Ludovica Nasti, due formidabili piccole attrice non professioniste, perfettamente aderenti alla parte, che hanno indossato le scarpe scomode di due personaggi tanto complessi e hanno imparato a camminare, superbamente; Bastano i primi piani degli sguardi, intensi, fanciulleschi eppure adulti, vivi di una vita intensa che sembrano davvero aver vissuto, a trasportarci d’incanto in un paesino campano irreale e disperato degli anni Cinquanta. Il dialetto musicale, attentamente studiato, che le bambine, come gli altri personaggi, hanno dovuto reimparare, è il napoletano di quei tempi, più morbido rispetto al suono duro del dialetto in Gomorra, per intenderci. Per riprendere un’immagine suggestiva offerta da Costanzo: quello che rimane dopo una trasposizione è come scolare la pasta, resta il cuore della storia, ed il cuore di L’Amica Geniale è potentissimo.
Il romanzo sembra essere il frutto di due correnti antitetiche: il neorealismo e il racconto pittoresco dickensiano. C’è la realtà cruda che non fa sconti, filtrata dagli sguardi tutt’altro che ingenui di due bambine soggette alle miserie, alla violenza e all’ignoranza. Tuttavia, quella del rione, è anche una realtà romanzesca, fiabesca quasi. La povertà pregnante sembra infiltrarsi nelle pieghe dell’anima, corrompendo tutto il quartiere e trasfigurandone i personaggi, rendendoli zoppi, folli, deformati. Nessuno sembra avere chance di salvarsi: né i plebei, così definiti dalla maestra Oliviero (interpretata da una Dora Romano emozionante) né chi si ritiene superiore a tale realtà, rimanendo avviluppato nel mantello nero della decadenza morale, mai del tutto redento. Eppure è un mondo narrativo, quello di Lila e Lenù, dove è possibile prendersi per mano e affrontare gli orchi che nella borsa nera nascondono l’infanzia strappata via precocemente, assieme ai sogni, e riuscire ad averla vinta.
Come l’Eroe campbelliano, tornano a casa con la ricompensa, l’elisir magico che, per Lila e Lenù, assume la forma di un libro prezioso, allegorica speranza di un futuro diverso e possibile. Il lavoro di ricostruzione del Rione concorre alla sensazione di artificio fiabesco: ventimila metri quadrati di set, quattordici palazzine, cinque set di interni, una chiesa e un tunnel. Sembra un mondo a sé stante, grazie ad un lavoro di geografia visiva ed una ricerca attenta, che si evince grazie alle scelte ponderate dei colori e dalla ricchezza dei riferimenti: da Mamma Roma di Pasolini, alle immagini evocative e intense che omaggiano Antonioni. Beat dopo beat, scena dopo scena, tutto è perfettamente statico ma instancabilmente in movimento. Un quadro armonioso sostenuto da un tappeto sonoro immersivo ma mai invadente.
L’Amica Geniale – la serie, è un elegante racconto che non si affretta e neanche indugia sui passaggi delicati, una fotografia sognante e genuina ma mai illusa, uno sguardo fermo che non tenta di trascendere la violenza e le brutture della società. Ci accompagna sospesi tra fiaba e realtà, nell’attesa di scoprire se le due eroine riusciranno a superare il tunnel ed arrivare, infine, all’agognato mare. La serie debutterà il 27 novembre 2018 su Rai Uno.