“Linda vuole il pollo!” recita il titolo originale francese una volta tradotto, e proprio su questo imperativo si dipana il lungometraggio d'animazione Linda e il pollo, vincitore del Festival di Annecy nel 2023: dopo un'ingiustissima punizione per un furto che non aveva commesso, la piccola Linda ottiene dalla madre delle sentite scuse e la promessa solenne che le verrà preparata a titolo di risarcimento la ricetta che le cucinava il padre defunto; peccato che la banale richiesta si scontri con una giornata di sciopero nazionale che sembrerebbe rendere la cosa impossibile, non fossero le due piuttosto intraprendenti.
I registi, il francese Sébastien Laudenbach e l'italiana Chiara Malta, raccontano con allegra esaltazione di una leggiadra uscita dalle norme, e del calore dei legami di quartiere fra palazzoni di periferia. Lo fanno con ampi e sparsi tratti, e definendo tutto mirabilmente col colore (Linda è interamente gialla, la madre arancione, e così via tutti i personaggi), quasi stessimo vedendo i disegni d'infanzia di Henri Matisse. E lo fanno con una sceneggiatura incalzante, da loro sviluppata, nella quale le eclettiche trovate si incastrano perfettamente l'una dopo l'altra, senza farsi mancare qualche intermezzo musical.
Eppure, proprio come un pollo, il film sembra sempre sul punto di star lì lì per volare davvero e invece ciò accade solo per brevi tratti. Forse perché nel rifuggire ogni sentimentalismo e patetismo adotta una certa distanza emotiva, a dispetto della premessa struggente con il piatto cucinato dal padre morto come desiderio agognato; forse perché nonostante l'ambientazione nello sciopero generale e nelle tensioni che pervadono la Francia di oggi, si ferma sempre un attimo prima di graffiare sul serio.
Resta comunque un film godibilissimo, sottilmente sovversivo nel glissare su qualsiasi politically correctness, fra violenti ceffoni dati ai figli (sebbene fuoricampo) presto dimenticati, e ossessioni di uccisione e consumo di malcapitati volatili alla faccia di qualsiasi sensibilità vegana. Decisamente spassosi anche i ritratti delle forze di polizia più inconcludenti e ridicole si siano mai viste e di un'inattesa antagonista, la zia insegnante di yoga tanto misurata e risolta in apparenza quanto ribollente di astio verso sorella e nipote sotto la superficie.
Certo, pensare che Linda e il pollo abbia trionfato ai César 2024 come miglior film d'animazione su un concorrente come Manodopera di Alain Ughetto lascia in effetti qualche perplessità.