Il Cinema Ritrovato 2018 presenta per la prima volta una retrospettiva su uno sceneggiatore italiano del periodo muto. Arrigo Frusta, però, non era un semplice scenarista, ma era in grado di scrivere pensando già alla messa in scena, dando a volte indicazioni sulle riprese o presentando progetti per i costumi che i personaggi avrebbero dovuto indossare. Nella prima giornata del festival sono state proiettate alcune sue produzioni tratte dalla collezione di Tomijiro Komiya (1897-1975), affamato collezionista giapponese la cui raccolta è fortunatamente giunta, seppur gravemente danneggiata, al National Film Center di Tokyo. Grazie al lavoro di Hiroshi Komatsu, molti di questi film sono stati identificati e poi restaurati. Tra questi troviamo anche alcuni film sceneggiati da Arrigo Frusta, tre dei quali sono stati proiettati oggi.

Frusta era un uomo dalla grande fantasia; così, anche quando si trova a dover raccontare della vita del noto scienziato italiano Galileo Galilei (1909), stravolge le vicende: come un novello Archimede, Galilei avrebbe avuto la sua illuminazione attraverso un evento casuale:mentre si trovava in chiesa avrebbe visto un prete che, dopo aver acceso una lampada, l’aveva lasciata volteggiare in aria: EUREKA! Questo è il moto pendolare! Non contento, Frusta aggiunge altro alla sua licenza poetica suggerendo che l’arresto di Galileo sarebbe avvenuto per colpa della denuncia di un suo servo che voleva approfittare delle grazie della figlia dello scienziato.

Con Raggio di Sole (1912) passiamo dalla biografia alla fiaba: Ghiacciolino è il principe di un paese dove nevica sempre. Entra in depressione e reclama a gran voce un raggio di sole. A nulla valgono i tentativi  dei genitori di alzargli il morale chiamando buffoni, giullari o rinomati chef. Ma ecco il tocco di Frusta: un raggio luminoso entra nella sua stanza prendendo poi le fattezze della principessa Raggio di Sole, di cui Ghiacciolino si innamora perdutamente. Nella migliore delle tradizioni favolesche il nostro eroe riuscirà a superare ostacoli in apparenza insormontabili (come dei terribili leoni che si parano tra lui e la sua amata) grazie al dono di un mendicante aiutato durante il viaggio.

L’ultimo film proiettato è stato Siegfried (1912) forse il più noto, ma anche quello che mi ha convinto meno. In occasione del centenario dalla nascita di Wagner, la Ambrosio scelse di produrre due film tratti dalla sua opera: Parsifal e Siegfried, entrambi diretti da Caserini e sceneggiati dal nostro Arrigo Frusta. Ci troviamo quindi nell’epica fantasy, con splendidi costumi e una scenografia molto curata. Però la storia tende a discostarsi dalla saga dei Nibelunghi wagneriana e, nonostante la durata di appena 34 minuti, ha avuto un procedere lento e poco appassionante.

L’officina di Arrigo Frusta ha appena iniziato a lavorare ma ci sono le premesse per un ottimo prosieguo.