Dal teatro, sua vera grande passione, agli esordi nel cinema d’autore fino ai blockbuster hollywoodiani e le serie televisive: la carriera di William Hurt ha attraversato forme espressive, generi ed epoche diverse contribuendo sempre in modo significativo alla loro evoluzione artistica. Indubbiamente la sua immagine divistica ha raggiunto l’apice del successo negli anni Ottanta, anche per la partecipazione al film corale e simbolo di quel decennio: Il grande freddo (1983).

Il maschio biondo cerebrale non così rassicurante come il suo aspetto ci farebbe pensare, spesso incarnato da Hurt, al tempo ci ha sedotto tutti: inclusi i membri dell’Academy che gli regalarono tre nomination consecutive per l’indimenticabile Il bacio della donna ragno (1986), per cui ottenne l’Oscar, e per i più commerciali Figli di un dio minore (1987) e Dentro la notizia (1988). La quarta nomination, che arrivò nel 2006 per A History of Violence di Cronemberg, attesta la continua rilevanza di Hurt nel panorama delle star hollywoodiane e, allo stesso tempo, evidenzia il cambiamento della sua immagine divistica che materializza le inquietudini del nuovo millennio.

Dopo aver studiato recitazione alla Julliard School of Drama, alla fine degli anni '70 Hurt entra nella prestigiosa Circle Repertory Company di New York con cui vince un Obie Award come miglior attore esordiente. Il passaggio al cinema avviene con il film cult Stati di allucinazione (1980) del sempre controverso Ken Russell: Hurt si mostra subito a suo agio davanti alla macchina da presa in un rapporto di seduzione con il mezzo cinematografico che continuerà con Brivido caldo (1981), la prima delle quattro collaborazioni tra Hurt e Lawrence Kasdan, Il bacio della donna ragno di Babenco e sarà soggetto a parodia in Dentro la notizia di James L. Brooks.

Hurt è ugualmente magnetico e convincente nella sua fisicità sia come carcerato omosessuale che si innamora, tradisce e si redime nel film di Babenco, sia come avvocato donnaiolo e venale nella revisione neo-noir de La fiamma del peccato, in cui Kasdan affianca a Hurt una altrettanto strepitosa Kathleeen Turner.  L’immagine seduttiva di Hurt, su cui si basa anche il successo di Figli di un dio minore e del thriller sulla Guerra Fredda Gorky Park (1983) di Apted, viene spinta al massimo grado e, quindi, svuotata ironicamente, nel personaggio dell’anchorman rampante Tom Grunick nel film di Brooks: un giornalista inconsistente che seduce il pubblico con l’inganno emotivo.

Tuttavia, Hurt è stato tutto tranne che un divo inconsistente, pronunciando anche pubblica ammenda per gli abusi contro Marlee Matlin, co-protagonista di Figli di un dio minore. Nella seconda parte della sua carriera, Hurt incarna uomini con un passato complesso e traumatico: gli scrittori in Turista per caso (1988) e in Smoke (1995) di Wayne Wang, l’aspirante padre single in Un padre in prestito (1994) di Chris Menges e un intenso Rochester nell’efficace adattamento di Jane Eyre (1996) di Franco Zeffirelli. Continua, inoltre, ad essere scelto da Autori come Woody Allen, Wim Wenders e Luis Puenzo.

Con la transizione verso la maturità, la carriera di Hurt evolve sia al cinema che alla televisione verso ruoli da comprimario che incoraggiano una riflessione sulle paranoie degli Stati Uniti post-11 settembre, come in The Village (2004) di M. Night Shyamalan o The Good Shepherd-L’ombra del potere (2006), e sul lato oscuro del capitalismo finanziario americano in Mr. Brooks (2007) di Bruce A. Evans e Too Big to Fail (2011) di Curtis Hanson. Hurt ha inoltre interpretato il ruolo ricorrente del Generale Thaddeus Ross nei film dell’Universo Marvel: da L’incredibile Hulk (2008) a Captain American: Civil War (2016), dai capitoli Infinity Wars (2018) e Endgame (2019) di Avengers fino a Black Widow (2021).

Il fondo di inquietudine degli anni Ottanta si è definitivamente trasformato in un ironico e mercificato lato oscuro.