A suffragare l'idea, prevalente nella critica su Rouben Mamoulian, del declino del suo cinema si è spesso preso come esempio l'ultimo dei suoi musical, La bella di Mosca (1957), confrontandolo con il celebre primo, Amami stanotte (1932). La vitalità dei virtuosismi registici che hanno contraddistinto l'autore sembra scomparsa nell'immobile frontalità di un'opera tutta incentrata su coreografie e scenografie. Eppure i due film nel loro comune atteggiamento autoriflessivo rispetto all'apparato linguistico hollywoodiano evidenziano piuttosto l'ascesa e il declino di un genere e di un'intera industria.

L'apertura di Amami stanotte è un grande inno alle potenzialità inventive del cinema sonoro. La concretezza dei suoni urbani della mattiniera Parigi diventa lentamente una sinfonia che risveglia la città. Adattamento di un'idea già presentata a teatro in Porgy, al cinema la musica si fa immagine, tocca i corpi, trasforma il ritmo del mondo. Il cinema di Mamoulian integra l'attrazionalità del momento cantato alla narrazione in una maniera così fluida da rendere tutto il film un unico “numero” musicale.

Questa potenza virale della musica si estende sempre più spazialmente, contagia chiunque la ascolti. La canzone Isn't It Romantic da semplice motivetto si diffonde da persona a persona, da un ricco a un tassista, oltrepassa spazi giungendo fino ai campi di battaglia, infine congiunge i due amanti distanti. Alla base di questa idea di cinema vi è un pensiero di spettacolo come principio universalizzante, capace di connettere tra loro gli esseri umani, di far loro provare lo stesso sentimento, di porsi alla base di un senso di comunità al di là delle classi sociali. Difatti Amami stanotte è anche una satira sociale sul rapporto amoroso contrastato tra un sarto parigino e una bella aristocratica.

Ambientato anch'esso a Parigi, La bella di Mosca trasforma la città da spazio fiabesco a centro nevralgico del potere nell'epoca della Guerra Fredda. Un luogo non più percorso da individui di varie classi sociali ma da affaristi e produttori, come il personaggio interpretato da Fred Astaire, per i quali l'arte è merce da volgarizzare.

La maestria di un compositore (di origini sovietiche come Mamoulian) deve ora porsi al servizio delle esigenze produttive che vedono nel formato spettacolare e nell'effettistica sempre più pronunciata gli elementi di vendibilità. Non è Mamoulian che ha perso il tocco, ma Hollywood ad aver perso il contatto con le persone e la capacità di trasformarle risultando ormai più losco commercio che arte popolare.