Continua una fase creativa dell’autore, iniziata con First Reformed e proseguita con Il collezionista di carte, caratterizzata da personaggi dal passato oscuro in cerca di una forma di espiazione. Questa costante tensione fra speranza e tormento si compenetra con l’atmosfera amena dell’immenso giardino privato in cui è ambientata gran parte della vicenda.

Sembra emergere qui, più che nei suoi lavori precedenti, l’influenza di quegli autori “trascendentali” – Ozu, Bresson, Dreyer – a cui ha dedicato stupende riflessioni nella sua tesi di laurea. Se il soggetto di Il maestro giardiniere, infatti, si avvicina a Taxi Driver, la regia e il montaggio propendono al minimalismo, ad ammorbidire il flusso narrativo e  l’interazione fra gli spigolosi personaggi. Viene a costituirsi un’esperienza di fruizione distesa e contemplativa, ideale a esaltare l’estrema eleganza delle inquadrature – basti pensare ai minimali titoli di testa, fra i più belli degli ultimi anni.

È un cinema che procede per sottrazione, dove ogni elemento spicca autonomamente, sia che si tratti della rilassante voce narrante del protagonista o del fragore di ossa che si spezzano. Che la scrittura di Schrader sia impeccabile è oramai un fatto assodato, ma in Master Gardener, ancor più che in Il collezionista di carte, riesce a fondere ambientazione e personaggi ai temi portanti della narrazione. Tossicodipendenza e botanica, svastiche e boccioli in fiore si amalgamano alla perfezione in uno dei più interessanti mondi diegetici degli ultimi anni.

In Master Gardener traspaiono limpidamente lo studio e l’approfondimento, da parte dell’autore, di tutto ciò che concerne giardinaggio e fioricoltura, fondamentale per introdurre alla vicenda uno spettatore che, presumibilmente, in media non può possedere che una conoscenza rudimentale di queste pratiche e rischierebbe di sentirsi spiazzato.

Più che una sorpresa, Il maestro giardiniere è in definitiva la riconferma delle capacità di uno dei più grandi cineasti statunitensi, colto peraltro in un momento particolarmente felice della sua carriera.