Succede sempre qualcosa (1934) e La sua ultima relazione (1936) sono due esempi di come Powell cerchi di forzare i limiti dettati dal sistema produttivo delle quote per impostare un discorso più personale sia dal punto di vista dell’analisi della società inglese degli anni Trenta che della forma cinematografica. I due film sono ascrivibili alla categoria delle “commedie di costume”, genere molto ampio che abbraccia ironia e satira, scandalo e mistero, indagine sociale e intreccio romantico.

Tutti questi elementi si ritrovano nei due film, anche se il loro percorso narrativo, dopo un inizio brillante per entrambi, si biforca con lo sviluppo della vicenda: Succede sempre qualcosa prende la strada della commedia più leggera con un piacevole lieto fine ampiamente annunciato, mentre La sua ultima relazione vira decisamente verso toni più cupi, mostrando inganno e delitto come elementi fondamentali della società inglese, e verso un uso più sperimentale del mezzo cinematografico per rappresentare la psiche e le paure dei diversi personaggi.

Succede sempre qualcosa è una “success story” con redenzione del personaggio principale, Peter Middleton, che da sfaticato giocatore d’azzardo diventa uomo d’affari che vince il suo ricco rivale, Benjamin Hatch, non solo economicamente, ma anche sentimentalmente, riuscendo a sposarne la figlia Cynthia. Middleton ha, comunque, un cuore d’oro, praticamente adottando Billy, un povero orfanello, fin dall’inizio del film. Come in tutte le commedie di costume che si rispettino, il plot prevede equivoci, tradimenti, identità nascoste e invertite, partendo dalla relazione tra i due personaggi principali, Cynthia finge di essere una povera disoccupata e Peter un ricco industriale, e arrivando a coinvolgere anche quelli secondari (il padre di Cynthia ignora, per esempio, che la figlia lavori per il suo maggiore concorrente).

Sotto questa superficie brillante, tuttavia, come nel precedente His Lordship (1932), Powell sviluppa anche un’analisi del classismo e della povertà nella società inglese della crisi economica degli anni 30: Billy è infatti protagonista assoluto delle prime sequenze del film, diventando così non un semplice dettaglio esotico, uno dei tanti “dell’altra metà”, come recita il titolo dello studio sugli slums americani di Jacob Riis, citato da Cynthia.

La sua ultima relazione è ancora più esplicito nello studio delle dinamiche di classe, fin dall’assunto iniziale, trattato ancora con toni da commedia leggera: Alan Heriot è il segretario di Sir Julian Weyre, un potente uomo politico che si rifiuta di fargli sposare la figlia Judy, nonostante lei ricambi il suo amore. Con il complicarsi degli avvenimenti, tuttavia, la narrazione acquista tinte più fosche, tanto da sconfinare nel noir, e la tecnica cinematografica di Powell ci porta volutamente a credere che Alan sia l’amante di Lady Weyre.

Quando la donna muore mentre i due sono insieme nella campagna inglese, il segretario dovrà trovare il modo di discolparsi dalla possibile incriminazione per omicidio. Come si diceva, Powell vuole farci credere per i primi venti minuti che Alan e Lady Weyre siano effettivamente amanti, mentre successivamente ci rendiamo conto che l’uomo vuole far confessare alla donna un importante segreto del suo passato.

Questo elemento di modernità, che rende la narrazione inaffidabile, è affiancato nella seconda parte del film da alcune scene di focalizzazione all’interno della psiche di Alan dal sapore tipicamente hitchcockiano: il primo piano del protagonista si sovrappone ripetutamente a brevi scene che rappresentano la sua elaborazione dei diversi sviluppi che la vicenda del delitto può prendere. Dopo tante complicazioni e false piste, che hanno un brillante correlativo oggettivo nelle intricate e incrociate scale della pensione di campagna dove Lady Weyre muore, il lieto fine diventa l’ultimo suggello di una narrazione inaffidabile.