Hyo-jin è una donna di trentadue anni, molto bella e fragile, ma che nasconde un oceano di inquietudini e tristezza. Da due anni convive con un vuoto al suo fianco, quello del marito, perso in un tragico incidente d'auto due anni prima; il marito ha un figlio, Jong-wook, un sedicenne alle prese con la sua crisi adolescenziale e identitaria, cresciuto fino a quel momento dalla nonna. Hyo-jin, forse per distaccarsi dalla vacua normalità della sua vita, o per colmare l'assenza del marito, decide di prendersene cura, facendogli da madre.

Alla sua seconda regia, Lee Dong - eun realizza un film dal ritmo placido e quieto, in cui il fluire degli eventi non subisce particolari alterazioni se non per l'agnizione finale, anche se è proprio in quel momento che la storia prende pieghe ancora più brutali, impietose e tragiche. Jong-wook è sempre stato vittima di menzogne, e lo sarà fino alla fine. Morto il padre e abbandonato da una madre che crede ingenuamente di aver ritrovato, il ragazzo è solo al mondo, lo sguardo impassibile e proiettato verso un futuro in cui desidera sopravvivere a malapena, come lui stesso affermerà più volte.

Particolarmente interessante, in Mothers, è la necessità di divincolarsi da determinate categorie per costruire una storia che sappia leggere i legami familiari anche andando oltre i semplici legami di sangue, vagliando quantità di possibilità infinite tanto per la donna quanto per il figlio. Il regista dichiara implicitamente l'assunto in base al quale la famiglia non ha niente a che fare con un legame meramente biologico, quanto solo amoroso, affettivo. E lo dimostra attraverso la freddezza della messa in scena e una vuotezza scenografica che fanno correlativo – oggettivo agli stati d'animo dei protagonisti; un film dal gelo quasi documentario che, tuttavia, riesce a smuovere la coscienza di chi guarda, un po' come il cinema del nostrano Andrea Segre.

C'è poi la rappresentazione mai banale delle diverse sfumature della femminilità, o dell'essere donna, donna – madre, in carriera, figlia, fidanzata, amica, infondendo a quello che si impone come un dramma fin dalle prime battute una sottile punta di ironia e senso dell'umorismo, specialmente per quanro riguarda il rapporto tra Jong-wook e la sua unica amica.