Tratto dall’omonimo romanzo di Dave Eggers, il film The Circle del regista James Pondsoldt è in programmazione in questi giorni: Mae Holland è una ragazza americana fresca di laurea. Ha un lavoro e un ex ragazzo che non le piacciono. Un padre malato che ama e che vorrebbe poter accudire meglio. Un’anonima vita di provincia insomma, che le sta decisamente stretta. La telefonata dell’amica Annie, che le procura un colloquio di lavoro alla prestigiosissima “The Circle” – immaginario tempio informatico in cui si fondono realtà somiglianti a Facebook, Google e Paypal – la proietterà in un mondo nuovo, apparentemente dorato ma di fatto molto pericoloso.
Dall’uscita del romanzo di Eggers nel 2013 a quella del film di Pondsoldt sono passati 4 anni, uno lasso di tempo che può sembrare relativamente breve fra la nascita di un’opera letteraria e la sua trasposizione cinematografica, ma che si dilata in un abisso temporale se si pensa che il tema affrontato è quello del trattamento dati e della privacy ai tempi velocissimi di internet. Nel frattempo questi temi sono stati largamente trattati e dibattuti pubblicamente dalla stampa ma anche da cinema, narrativa e serie tv: da Oliver Stone nel suo Snowden, da Johathan Franzen nel suo Purity o da Black Mirror nella sua ultima stagione, giusto per fare qualche esempio fra i più recenti.
Al di là dell’attualità di questi temi e del dibattito culturale e socio-politico che ne può scaturire, il nucleo di interesse di Pondsoldt – e di Eggers che ha collaborato alla sceneggiatura – sembra essere più morale che tecnologico. Questo “secondo illuminismo” quanto ci cambierà come persone ? Quali limiti riconosceremo come invalicabili? Quali alibi costruiremo per valicarli? La nostra solitudine aumenterà o diminuirà?
Quando Mae Holland varca per la prima volta la soglia di “The Circle”, da spettatori prevediamo già che in questa sorta di panopticon si passerà presto dall’entusiasmo all’orrore, ma pur consapevoli della probabile narrazione rimaniamo però invischiati nella ragnatela di relazioni fra personaggi. Mentre Emma Watson interpreta una Mae molto ingenua, che avanza nella comprensione di ciò che accade per tappe forzate, Karen Gillian regala al personaggio dell’amica Annie un po’ più tormento e mistero. Interessanti anche il legame mai troncato di Mae con Mercer, il suo ex ragazzo refrattario ai social (un credibile Ellar Coltrane) e la dignità ferita del padre malato (Bill Paxton – a cui il film è dedicato – alla sua ultima apparizione sul grande schermo). E Tom Hanks interpreta qui uno dei suoi pochi ruoli ambigui, vestendo i panni informali di uno dei capi di “The Circle” e dando la giusta fisicità al fascino del guru informatico, di chi sa mescolare sapientemente sorrisi e simpatia con cinismo e interessi economici personali.
Nonostante i temi legati all’innovazione tecnologica, la regia non ci stupisce con effetti particolarmente avveniristici, si limita a qualche didascalia in sovraimpressione per rendere l’immersione di Mae nel mondo mediatico virtuale e ci introduce nella trasparenza di vetro dell’edifico di “The Circle”, nella insistita luce assolata del campus e delle sue meraviglie. Relegati all’oscurità rimangono i due soli momenti di smarrimento della protagonista: la gita notturna in kayak e quella nei sotterranei del campus.
Ed in effetti l’aspetto notturno e spaventoso della luminosa tecnologia è quello che interessava Pondsoldt già dal suo The End of the Tour, dedicato allo scrittore David Foster Wallace. E proprio qui in una scena che riporta una conversazione del 1996 con il giornalista David Lipsky, lo scrittore americano, con una certa dose di preveggenza, afferma che di lì a 10-15 anni lui dovrà lasciare il pianeta perché “la tecnologia avanzerà sempre più e sarà sempre più facile, più comodo e più piacevole starsene seduti da soli a guardare immagini fornite da gente che non ci vuole bene, ma vuole i nostri soldi. Questo va bene a piccole dosi, ma se questa è la base della tua alimentazione, muori. In un senso molto profondo finirai per morire”.
Questo è forse il sentiero più congeniale a Pondsoldt, sicuramente quello più impervio e interessante da indagare, e che The Circle affronta solo in parte.