Passing, a giudicare dal sottotitolo apparso sullo schermo durante la proiezione, potrebbe arrivare sui nostri schermi (piccoli, visto che in Italia sarà dal 10 novembre su Netflix, dopo un passaggio al Sundance e ora alla Festa del cinema di Roma) con l’anonimo titolo Due donne. Se proprio si volesse trovare un’alternativa all’originale, forse sarebbe più giusto scegliere “due colori”, visto che a confrontarsi fin da subito sono il bianco e il nero. Quelli abbaglianti della bella fotografia di Eduard Grau, ma anche quelli portati sulla (e sotto la) pelle dalle protagoniste.

Irene e Clare, due vecchie compagne di scuola, entrambe bi-razziali, si rincontrano dopo molti anni nella New York dei Ruggenti anni ‘20: la prima è moglie di un medico e attivista della causa per i diritti degli afroamericani (siamo in pieno Rinascimento di Harlem, movimento culturale dei neri newyorkesi), l’altra sposata ad un ricco bianco razzista al quale ha nascosto le sue vere origini.

Per il suo esordio dietro la macchina da presa Rebecca Hall – attrice per Woody Allen e Leconte, figlia del fondatore della Royal Shakespeare Company Sir Peter Hall – ha scelto e adattato il romanzo di Nella Larson. Il risultato è un film che colpisce e sorprende, non solo per l’incredibile prova degli attori (su tutti Tessa Thompson), ma anche per una messa in scena dove le scelte estetiche vanno di pari passo con la costruzione narrativa. Schiacciate dal formato 4:3 dell’immagine, le due protagoniste si specchiano una nelle debolezze dell’altra, si nascondono e nascondono a se stesse la realtà, portano nella dimensione intima tutta la lancinante violenza delle tensioni raziali.

“Un nero può passare per bianco ma un bianco non può passare per nero”, soprattutto perché, come fa notare Irene all’amico scrittore Hugh, “non ne avrebbe bisogno”. Intorno a questa necessità per sopravvivenza, costruita di paura e di vergogna, si sviluppa una storia che fa del “passare” per qualcosa o qualcuno che non si è il centro di rapporti umani, sociali e sentimentali pieni di sfumature, di sottintesi, di cose solo accennate e mai rivelate, che soffocano i personaggi fino ad arrivare ad un finale ambiguo e terribile, che non scioglie nessun dubbio e non da nessuna risposta.