L’inconsueta Jo March, protagonista di Piccole donne, ha ispirato personalità anticonvenzionali come Simone De Beauvoir e più recentemente Patti Smith. Anche la regista e sceneggiatrice Greta Gerwig ha citato il personaggio principale del romanzo di Louisa May Alcott come modello: “Jo March mi ha permesso di diventare quella che sono” ha spiegato l’autrice. Se si è a conoscenza del background della Gerwig è naturale comprendere il fascino esercitato dalla “ribelle” Jo. In un momento in cui il ruolo della donna nella società rischia di essere nuovamente messo in discussione, il testo della Alcott diventa fondamentale nel far conoscere alle nuove generazioni temi che, nell’era contemporanea, risultano rilevanti come nel diciannovesimo secolo.
La Gerwig propone una versione moderna del romanzo servendosi di una narrazione alternata tra passato e presente; questo espediente conferisce una rinnovata dinamicità alla storia, identificabile principalmente nella prima parte della pellicola. La messa in scena di eventi passati è caratterizzata da una contagiosa vitalità e il potere comunicativo delle protagoniste è tale da fuoriuscire dai limiti imposti dallo schermo. A questo si oppone un presente - in cui le piccole donne stanno ormai crescendo - dai toni più sommessi e pacati. A rafforzare questa dualità contribuisce anche l’uso dei colori, accesi e brillanti nei flashback e più cupi quando le sorelle March si separano. Il contrasto sembra voler simboleggiare il rapporto antitetico tra adolescenza ed età adulta: se a caratterizzare la gioventù è un certo idealismo, crescere comporta un abbandono delle illusioni a cui segue una presa di coscienza della realtà.
“Per scrivere una donna ha bisogno di denaro e di una stanza tutta per sé” affermava Virginia Woolf nel 1929. Sul finire dell’800 così come nelle prime decadi del ventesimo secolo, le donne non potevano diventare finanziariamente indipendenti, a meno che non fossero ricche, come sottolinea nel film la zia March interpretata da Meryl Streep. Un matrimonio economicamente favorevole era spesso l’unica opzione per garantirsi un futuro e in una donna, la propensione per l’arte era inconcepibile. A questa visione si oppone la progressista Jo March (Saorsie Ronan) che ambisce a diventare scrittrice, rifiutando l’idea di sposarsi per convenienza. Jo ama Shakespeare, scrive drammi teatrali e li inscena insieme alle sorelle. Anche se in forma minore rispetto alla protagonista, le giovani March dimostrano a loro volta un interesse per l’arte. Meg (Emma Watson) recita, Amy (Florence Pugh) dipinge e Beth (Eliza Scanlen) suona il piano. Ma fino a che punto possono spingersi queste passioni?
Jo crede nella sua vocazione e si trasferisce a New York alla ricerca di un editore che pubblichi le sue storie. È in qualche modo un personaggio anticipatore delle figure anticonformiste e bohémien, come Edna St. Vincent Millay e la già citata Simone De Beauvoir, che vivranno anni dopo nel newyorkese Greenwich Village e nella Rive Gauche parigina. Jo March presenta anche delle analogie con la protagonista della prima opera da regista della Gerwig, Lady Bird. Come Jo, Christine si oppone agli schemi imposti dalla società ed aspira ad un futuro diverso da quello previsto per la maggior parte delle sue coetanee.
Anche se incentrato su quattro donne e interpretato in questo senso come un testo femminista, Piccole donne è arricchito da un interessante studio sui personaggi maschili. Per quanto la società sia costruita in loro favore, gli uomini che appaiono a fianco delle sorelle March sono insicuri nonostante vivano nell’agio (nel caso di Laurie) e faticano, una volta sposati, a supportare la famiglia. Non sono figure decise, come ci si aspetterebbe, ma individui che finiscono per dipendere dalle sorelle.
In Piccole Donne, Greta Gerwig torna ancora una volta sul tema del coming of age che sembra esser diventato il tratto distintivo della sua poetica. E grazie a questa seconda opera dietro la macchina da presa, l’autrice va a collocarsi in quel gruppo di registe - di cui fanno parte Sofia Coppola e Céline Sciamma - che indirizzano il proprio sguardo sul complicato, quanto affascinante, universo femminile.