Prima di Musidora e Pearl White un’altra stella illuminava il cinema d’avventura: Josette Andriot. Il Cinema Ritrovato 2022, all’interno del progetto dedicato al pioniere dei serial Victorin-Hippolyte Jasset, porta sul grande schermo le avventure di Protéa (1913), una intraprendente spia alle prese con un caso di sicurezza nazionale. Siamo nel regno di Messenia e i due paesi vicini, Celtie e Slovonia, hanno firmato un trattato segreto che potrebbe avere conseguenze pericolosissime per il paese. Chi se non la giovane spia potrebbe scongiurare il pericolo? Assieme al compare Anguilla (il grande Lucien Bataille), Protéa si infiltrerà con mille travestimenti e colpi di scena all’interno del regno nemico per recuperare il documento.

Nella cultura greca Proteo (nome che richiama il termine greco protos che vuol dire "primo") era un dio acquatico e mutaforme che dava oracoli a chi era in grado di catturarlo. La Protéa/Andriot prende solo l’elemento trasformistico della divinità a cui si ispira e questo elemento, come spesso capita nei film di Jasset, viene esasperato con espedienti buffi ed ostentati. Si alzano teli, compaiono armadi, addirittura si ricorre a letti truccati con dentro mille costumi diversi pur di creare situazioni variegate. Tutti espedienti usati sia per rendere più rapide trasformazioni più complesse (non erano certo Arturo Brachetti) ma anche per non mostrare troppo dell’attrice che si sarebbe dovuta trovare spesso in déshabillé. Immancabile, però, l’aderente calzamaglia nera che riusciva comunque a stuzzicare le fantasie degli spettatori.

Il binomio Jasset-Andriot andrà avanti ancora per altre pellicole e Protéa farà il suo ritorno quattro volte prima di lasciare il passo ad altri personaggi iconici di maggior successo. La Andriot è la spalla perfetta per il regista perché non ha paura di mettersi in gioco, anche se con maggiore parsimonia rispetto a Pearl White e Musidora. In Protéa la sua dote principale è inoltre quella di essere comunque sempre credibile pure in un contesto che risulta comico e paradossale con trasformazioni ed espedienti a tratti al limite del ridicolo: tra tutti, il povero Bataille costretto a fingersi scimmia (forse sulla scia del successo del coevo Balaoo dove interpretava proprio una scimmia resa umana da un medico visionario).

La cosa che distingue Protéa e la Andriot da Les Vampires (1915) e il film della White è un certo elemento ironico e di leggerezza dovuto forse ancora alla necessità di canonizzare un genere che era ancora agli albori. Una naïveté che si ritrova anche nei vari Zigomar dove la Andriot si trovava spesso a fare da spalla del perfido malvivente. Ma questa è un’altra storia che avremo modo di seguire ancora nel corso della rassegna.