Su queste pagine lo avevamo già accennato ai tempi di Soul: la Pixar sta cambiando pelle. Se l’ultimo film diretto da Pete Docter era una sorta di riassunto di venticinque anni di carriera che sul finale si apriva a una rinascita (la pestifera 22 che si appresta a cadere sulla Terra per iniziare la sua vita), Luca prima e Red ora sono i primi due tasselli di questo nuovo corso, due fratellini concepiti e nati bene o male contemporaneamente e che, per questo motivo, covano al loro interno più di un legame. In effetti, così come fu per la coppia Disney formata da Frozen (2013) e Big Hero Six (2014), anche Pixar – probabilmente perché sempre più “disneyzzata” dalle logiche aziendali interne – sembra aver lavorato a un progetto unico e coerente, un insieme di due anime identiche ma opposto che si alimentano in via del tutto complementare.

Nel film diretto da Enrico Casarosa infatti, il protagonista era un ragazzino che doveva fare i conti con un corpo scomodo, con una mutazione fisica vissuta come una condanna. Le avventure di Luca in terra ligure erano strettamente connesse con l’amicizia, la scoperta di nuove frontiere e l’invadente posizione di una famiglia decisamente troppo protettiva. In Red il processo si presenta alla stessa maniera ma viene virato al femminile. La giovane protagonista, Meilin, a sua volta è alle prese con una metamorfosi mostruosa (il simbolo potente e al tempo stesso delicato per parlare in maniera esplicita della pubertà), con una madre premurosa e ingombrante e con la missione (im)possibile di trovare un equilibrio tra due mondi diversi: sia tra le origini cinesi e la frenesia occidentale, sia tra la tradizione familiare e la sete di nuove esperienze adolescenziali.

Meilin e Luca sono due facce della stessa medaglia, sono fratello e sorella. Sembrano avere la stessa età, dover affrontare i problemi che essa porta con sé, sembrano appartenere alla medesima famiglia. Narrativamente parlando, ovviamente, nulla di questo è verosimile. Da un punto di vista cinematografico, invece, i conti tornano senza ombra di dubbio. Saranno sicuramente tantissime le ragioni che hanno spinto Pixar (ovvero la famiglia nella quale sono nati i due protagonisti) a dedicare sforzi ed energie in progetti meno ambiziosi, più lineari e semplici da decodificare. In Red viene riconfermata l’idea di un cinema predisposto più ad altezza bimbo che a patemi adulti.

Proprio come in Luca, anche qui il valore aggiunto dell’operazione non risiede nella sua originalità, nelle inventive visive o nel grande pathos, ma nel saper abitare in maniera consapevole i propri limiti. Red non punta alla Luna (giusto per restare a tema con i lavori di questi nuovi registi), non vuole scomodare paragoni importanti e non ha la freschezza, la potenza ma nemmeno le mire dei film che hanno reso grande la casa di Emeryville.

Red è un film delizioso e colorato (a cominciare dal titolo, i colori hanno un ruolo ben preciso e mirato lungo tutta la narrazione), divertente e terrificante al tempo stesso (le sequenze di stress sono probabilmente le migliori nell’insieme): un film che non ha paura di fare i conti con argomenti sino a oggi considerati tabù, soprattutto per il cinema d’animazione mainstream, e che proprio attorno a questi costruisce i suoi maggiori punti di forza. Esattamente come Enrico Casarosa, anche Domee Shi sente l’esigenza di guardarsi indietro, di portare in scena la sua memoria, il suo vissuto. Tramite Meilin, la regista esorcizza il suo passato ricordando con affetto e nostalgia le boy band, il tamagotchi e la pioggia ormonale dovuta alla crescita.

Si cresce sempre nei film Pixar: da bambina a ragazza in Inside Out (2015), da ragazzi ad adolescenti in Luca e Red, da adolescenti ad adulti nella saga di Toy Story, da adulti ad anziani in Up (2009). Il tempo è uno dei fili conduttori dello studio e non è quindi un caso che sul tempo e nel tempo si basino le loro storie. Oltre ai personaggi cresce anche il pubblico, a braccetto con la casa di produzione, in quello che diventa un viaggio cinematografico (ma non solo) al quale è impossibile resistere o da cui è difficile astenersi. In Soul, 22 si apprestava a cadere sulla Terra, in Oriente. Oggi, nel 2022, una giovane regista al suo esordio nel lungometraggio ha raccontato le proprie origini orientali.

La nuova Pixar nasce da qui, da chi ha ceduto il passo per incentivare un nuovo innesto, da chi ha fatto il suo tempo e prova ora a farsi da parte. Il titolo originale del film è Turning Red. To turn, ovvero svoltare. Red è la certificazione della svolta di Pixar.