La Depressione continua a farsi sentire in quell’America provata e a cui continuano a bruciare le ferite che ancora non si sono rimarginate. Henry King decide quindi di incentrare la Ritornerà primavera su alcuni emarginati. I tre strambi protagonisti sono: Jaret Oktar un antiquario fallito, Morris Rosenberg un violinista orgoglioso che sperava di portare la sua carriera alle stelle andando a vivere a New York e Elizabeth Cheney una ragazza orfana senza storia. Il destino li fa incontrare e, grazie ad un uomo buono e onesto che li ospita nel suo capanno degli attrezzi, questi trovano un tetto sotto cui ripararsi.

Ormai è all’ordine del giorno, sia nella realtà sia in Ritornerà primavera, trovare persone che tentano il suicidio e che dormono nei parchi. Oktar, Morris e Elizabeth facendo squadra riescono a superare l’inverno con l’idea che la primavera arriverà: l’unico pensiero felice che essi possono avere. Le numerose dissolvenze incrociate che King mette insieme, per marcare sogni e desideri, creano un’aura favoleggiante intorno a tutta l’opera tratta da un romanzo di Robert Nathan.

Il crollo del 1929 lascia i suoi segni specialmente dal 1933 in avanti. Siamo nel 1935 e l’America non riesce a sognare: così ciò che il cinema propone sono perlopiù un insieme di storie che abbiano come scopo principale quello di intrattenere il pubblico. Le battute divertenti e irriverenti, per quanto amare, la musica e i brevi siparietti di ballo fanno in modo di mascherare la profonda Depressione che il film ritrae. Le persone sono unite, la città è una nemica, ma non come quella del noir del decennio successivo. Henry King decide infatti di ambientare la vicenda a Central Park: che ricostruisce in un teatro di posa. La città non può ospitare tutti i senzatetto, il parco sì.

Henry King accenna anche alla grande emigrazione degli europei verso l’America. E se nei film horror del periodo il cattivo era sempre e per ovvi motivi un europeo, qui il flautista ebreo, scappato dal clima europeo, è un uomo chiave che fa tornare il buon umore a Morris e di riflesso anche ai suoi compagni di disgrazia.

Il clima di Ritornerà primavera riflette però anche la crisi economica in cui la sua casa di produzione, la Fox era inciampata. Fondata nel 1915 la Fox era riuscita ad imporsi nel panorama americano diventando una delle tre major statunitensi. Ma il 1935 è il suo ultimo anno di attività - e il film di King uno degli ultimi prodotti - prima di doversi fondere con la 20th Century Pictures per riuscire a sopravvivere.