Schatten di Arthur Robison (1923) è una delle opere più affascinanti dell’avanguardia tedesca per la sua capacità di muoversi tra di esse seguendo lo sguardo visionario di Albin Grau. Schatten vuol dire ombra, ed è proprio essa a diventare il punto focale di tutto il film. La vicenda di un marito geloso e di un capannello di spasimanti che ruotano intorno alla giovane moglie, si trasforma in un teatrino dai risvolti drammatici. A muovere i fili del loro destino è un ambiguo personaggio capace di rendere vivide e vive le sue ombre cinesi.

A fare da contraltare a una recitazione minimale e incentrata sulla psicologia dei personaggi, tipica del Kammerspiel, abbiamo elementi estetici e tematici che riportano anche all’espressionismo. L’ombra stessa nasconde, crea ambiguità e porta alla luce i desideri più reconditi. L’uomo delle ombre è un personaggio quasi mefistofelico, che dietro un’apparente bonarietà gioca con i destini dei vari personaggi indagando nel loro animo. Niente sfugge al suo sguardo disincantato mentre gli altri personaggi sono come ingabbiati in una nebbia che gli impedisce di vedere correttamente cosa sta avvenendo.

Non ci sono didascalie, come da tradizione Kammerspiel, e l’attenzione è verso i piccoli gesti, i dettagli. Sono lontane le ambientazioni distorte espressioniste, siamo in una casa borghese arredata in maniera minimale. Oltre alle ombre un ruolo importante lo hanno gli specchi, attraverso cui i personaggi vedono riflessi i loro desideri e le loro paure. Attraverso i suoi riflessi vediamo la camera della donna amata, il tradimento, i volti distorti dai sentimenti.

La vicenda stessa potrebbe essere di fatto un riflesso: attraverso il teatrino delle ombre i personaggi sono costretti a dare sfogo ai loro istinti e vedere a cosa avrebbero portato. Solo affrontandoli e portandoli ai limiti più estremi possono superarli e vincerli. Nel finale la moglie non è più interessata a flirtare con i suoi quattro invitati e il marito ha vinto la sua gelosia. Ha vinto la ragione e, come in un sogno, tutto quello che era stato scompare: se ne vanno gli invitati, scompaiono alcuni oggetti e soprattutto al mondo delle ombre si sostituisce la luce del giorno con la sua rassicurante routine.

Con Schatten il cinema riflette sul mondo delle ombre e il suo significato unendo elementi esoterici a quelli estetici e psicologici. Ogni momento del film è frutto di una riflessione profonda e porta con sé un significato. Per lo spettatore la visione di Schatten, con lo spettro della realizzazione degli istinti del proprio inconscio, diventa un momento quasi catartico che solo il ritorno della luce in sala può sciogliere.