Su un’isola delle Filippine, nella regione del Tagalog del Sud, vivono tre fratelli. Divina, la più grande, si prende cura di Dian e Dino e attende, ancora speranzosa, il rientro del padre dalla sessione di pesca. Nonostante siano passati novanta giorni Dino è quello che crede di più nella possibilità di vederlo tornare, andando così contro alle preghiere - all’albero nell’acqua - delle sorelle.  Divina deve soprattutto affrontare il problema del lavoro, poiché, ora che non c’è più il padre, non sa se riuscirà a provvedere alla sua famiglia. La gente del suo villaggio si mostra comunque disponibile, trattando la ragazza e i fratelli come se fossero loro familiari. Chi non le da tregua è l’ex fidanzato Pol che, dopo averla lasciata, amoreggia con Dian.

Il villaggio è costretto però ad affrontare alcuni eventi criptici che minano, in un certo senso, la vita di tutti gli abitanti. L’aria di mistero è, fin dal principio sottolineata dalla fotografia di TM Malones, che costruisce un’isola dai colori freddi. Un’isola che così sembra essere sempre attorniata da nuvole che, nonostante il sole e i colori, portano tutte le tonalità verso un’inquietante grigiore. La scomparsa delle persone in mare, secondo gli abitanti del villaggio, è spiegabile anche attraverso le leggende su un mostruoso serpente marino. Ma alla vista della distesa di mele galleggianti che tingono le acque di rosso sangue, tutti credono che qualcosa stia per accadere.  Per alcuni le mele sono di cattivo auspicio - e forse sono quelli che hanno più ragione - altri, invece, ipotizzano che esse siano avvelenate e che abbiano a che fare con un traffico di droga di provenienza cinese.

Sea Serpent si avvale di una colonna sonora basata sui suoni della natura che vengono “interrotti soltanto, nelle scene di suspense, dalle poche note di un commento musicale strumentale e dal verso spaventoso del ‘serpente di mare’ ”.

Il regista Joseph Israel Laban si basa su vicende realmente accadute e su alcuni ricordi d’infanzia. Una storia che è un po’ quella di una famiglia e di conseguenza quella di un intero villaggio, ma non sono solo personaggi fittizi, poiché ciò che viene mostrato non è solo finzione. Infatti emerge tutta una cultura della pesca, della cucina, dei rituali e della vita comune che fanno somigliare alcune scene a quelle più proprie di un documentario. Gli orari di pesca, la cura delle reti e delle barche, pulire il pesce e cucinarlo fanno parte di rituali abitudinari. Quello che Laban mostra è la normale vita di un villaggio di pescatori che, però ha deciso di attorniare di credenze e miti che creano continui momenti di suspense.