È grigio il mondo di Spaccaossa, lungometraggio di Vincenzo Pirrotta presentato alle Giornate degli Autori della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. È grigio innanzitutto a livello visivo, grazie a una puntuale e suggestiva fotografia curata da Daniele Ciprì. Il regista aveva le idee molto chiare sull’atmosfera che doveva emergere dal lavoro luministico: ricordandosi di quando da bambino assisteva alla processione del venerdì santo a Partinico (PA), voleva rievocare l’effetto che il manto nero della statua della Madonna aveva sui piccoli astanti quando ai loro occhi si trovava a coprire il sole. Questo “effetto eclissi” nel film ben delinea il mondo senza luce in cui si muovono le anime disperate del racconto.

L’altro livello a cui si adatta la connotazione grigia del film è infatti quello etico/morale, che rende la ricerca fotografica perfettamente coerente con l’atmosfera umana della storia: uomini e donne che si fanno rompere le ossa, inscenando finti incidenti o infortuni per truffare le assicurazioni ed incassarne i premi. Ad operare materialmente le “rotture” un gruppo di delinquenti tra i quali spicca Vincenzo (Pirrotta stesso), “uomo senza qualità” a cui il destino offre l’occasione di cambiare vita attraverso l’incontro con Luisa (Selene Caramazza), una dolce ragazza tossicodipendente. In un mondo dove nessuno si salva da solo Luisa appare dapprima aiuto salvifico per Vincenzo, per poi venire a sua volta fagocitata e triturata da una criminalità che è l’effetto di una forma mentis dilagante che distrugge ogni cosa buona sul proprio cammino.

Se si considera che alla base di Spaccaossa vi sono eventi realmente accaduti (culminati nel 2019 nell’arresto di 18 persone, molte delle quali in seguito condannate), il messaggio di denuncia da parte di Pirrotta risulta ancora più significativo. Lo sguardo dell’autore si muove sul confine tra giudizio e compassione: i malviventi che fratturano gli arti sono chiaramente colpevoli (tuttavia Vincenzo non è nemmeno cattivo: è una “cosa inutile”, un uomo incapace di opporsi al suo capo, un figlio incapace di staccarsi da una madre arpia), ma i disperati che accettano di farsi rompere sono davvero innocenti? C’è chi acconsente per saldare dei debiti e chi lo fa perché è stato ridotto sul lastrico dall’assenza di lavoro; ma c’è anche chi cerca di ottemperare al proprio ruolo sociale e rispettare le tradizioni cercando denaro per organizzare una grande festa per la comunione della figlioletta. Non è forse costui (ma è solo un esempio, e questa è la tragedia) un piccolo mostro? Dove sta il confine tra “miseria” sinonimo di povertà e “miseria” sinonimo di pochezza morale? È grigio quindi anche il confine tra buoni e cattivi, tra cinici e disperati, tra colpevoli e innocenti.

Chiara e netta, invece, è la restituzione di questo mondo malato in Spaccaossa. La sceneggiatura scritta da Pirrotta con Ignazio Rosato e il duo Ficarra/Picone è calibratissima: ogni personaggio pare emergere da un fondale buio per far sentire la propria voce, il proprio lamento (funebre?) e venire poi riassorbito dalla nullità dell’esistenza, non senza aver allacciato con altri personaggi ugualmente miseri delle relazioni che sono a ben guardare la vera ossatura di questo dramma sociale.

Sia i personaggi sia i rapporti tra questi risultano scritti benissimo e la mano di Pirrotta nel dirigere gli interpreti è decisa e sicura: al suo debutto dietro la macchina da presa egli ha saputo far tesoro della pluriennale esperienza teatrale (sia come interprete sia come regista) nonché delle sue ricerche sulle pratiche arcaiche e sulle tradizioni popolari. Non è casuale infatti la scelta di comporre il cast con attori siciliani (tra i quali spiccano un bravissimo Luigi Lo Cascio e una inquietante Aurora Quattrocchi) chiamati a recitare in lingua: in tal modo l’atmosfera è più vera e fa in modo che dal film traspiri un afflato che lo inserisce in quell’importante tradizione cinematografica che origina dal neorealismo, passa per un certo cinema pasoliniano (Accattone, Mamma Roma) ed evoca la cinematografia di Ciprì e Maresco.