Visages, Villages fin dal titolo mette in chiaro l’intento del documentario, un road movie nei villaggi e nelle periferie della Francia attraverso gli sguardi degli abitanti del passato e del presente. Come già era accaduto con Megunica (Lorenzo Fonda, 2008), viaggio in America Latina dello street artist Blu, JR documenta la sua ricerca creativa itinerante, caratteristica intrinseca di un’arte nomade, che, nonostante la mercificazione museale degli ultimi anni, resta fedele ai propri principi dettati dalla durata effimera delle opere, dal legame imprescindibile con la storia e l’aspetto dei luoghi nei quali prende forma, mostrato con scrupolosa attenzione e sensibilità.
Agnès Varda non è solo l’accompagnatrice di JR, la sua curiosità verso l’inventiva di questo giovane street photographer sembra trasformarsi nel secondo capitolo di una ricerca cominciata nel 1981 filmando i graffiti di Los Angeles e i loro autori in Mur Murs, un variopinto percorso visivo in cui l’arte si fa interprete del mormorio costante del tessuto urbano. Anche in Visages, Villages l’interesse verso “les murals” va di pari passo con la scoperta dei protagonisti di una realtà poco edulcorata in cui si manifestano i ritratti fotografici in bianco e nero di JR, gigantografie per certi aspetti affini ai “Daguerréotypes” dei commercianti de la rue Daguerre a Parigi delineati dalla Varda nel 1975.
Le testimonianze raccolte nel documentario, trovano nell’opera di JR la loro estrema consacrazione, un esempio di street art immersa nella società e portavoce di esistenze periferiche, come nel caso dell’ultima abitante di un quartiere di minatori o delle mogli combattive degli scaricatori del porto di Le Havre; ritratti che acquistano un aspetto maestoso quando compaiono senza preavviso sulle facciate degli edifici in cui queste persone abitano o lavorano creando un violento effetto di straniamento che può sfociare nella commozione. Queste non sono raffigurazioni di vite anonime che fungono da puro decoro urbano, il pubblico viene a conoscenza della loro storia, l’analisi dei due registi va a fondo senza mai giudicare, le riproduzioni fotografiche celebrano una quotidianità marginale che invade le superfici murali di fabbriche e aziende contadine ma anche di edifici abbandonati o prossimi alla demolizione.
Questa ricerca di eperienze da raccontare contribuisce a far riaffiorare il passato di Agnès Varda, è il ricordo di un amico, il ritratto del compianto fotografo Guy Bourdin immortalato in uno scatto dalla regista belga tanti anni prima su una de “les plages d’Agnès”, cortocircuito tra presente e passato, tra vita e morte, che JR asseconda affiggendo l’immagine monumentale di Bourdin sulla parete di un bunker tedesco utilizzato durante l’ultima guerra, ora conficcato come un menhir in riva al mare.
Questa non vuole essere solo un’incursione nella vita di Agnès, a raccontare le storie degli Altri si finisce per parlare di sé, JR lo fa in continuazione interpretando l’ambiente circostante attraverso una personale visione e un’originale forma d’arte.
Conclusiva la visita alla casa del misterioso Jean-Luc Godard con il quale ci sarà solo uno scambio di messaggi scritti su una porta; il regista ricorre più volte nel documentario a proposito della scelta di JR di non mostrare mai i suoi occhi, nascosti come quelli di Godard da “les lunettes noires” che Agnès riuscì a fargli togliere girando Les fiancés du pont Mac Donald (1961). Ma, nel caso di JR sono altri i celebri esempi di colleghi che celano la propria identità, come Blu, il cui volto viene oscurato sia in video che in foto quando lavora ai suoi pezzi, o l’ignoto Banksy sempre a un passo dall’essere scoperto; un mascheramento inizialmente legato all’impatto dei loro interventi artistici, molto spesso illegali e sovversivi.
Varda e JR formano una stravagante coppia (JR ironizza sul loro incontro su Meetic) che si fa forza di una complicità non comune, apoteosi della quale è sicuramente la scena della corsa su sedia a rotelle al Louvre, un’interessante collaborazione e intesa intravista fin nell’iniziale pianificazione del viaggio, a casa di lei comodamente seduti bevendo tè accompagnato da pasticcini. Un’amicizia che si consoliderà lungo le strade percorse dal furgone/macchina fotografica di JR pronto a stampare i poster su cui sono riprodotti “les visages” del titolo, frutto dei numerosi incontri fortuiti o meno ma sempre autentici.
Se JR fosse il nipote di Agnès il loro rapporto non sarebbe altrettanto singolare e coinvolto, il giovane artista sembra prendersi gioco dell’ottuagenaria Varda, una donna paziente che non si scompone mai nonostante le continue provocazioni seguite da un botta e risposta comico ma mai irriverente. JR ha pubblicato su Instagram una foto della serata a Bologna in Piazza Maggiore, la prima proiezione di Visages, Villages gratuita e al di fuori della Francia; in questo diario ancora una volta troviamo le tracce della giocosa collaborazione con Agnès, come quando durante un incontro con il pubblico a Nantes JR attacca sulla schiena di lei un foglio su cui è scritto “Reserve”.