Léonie, Eugénie e Gaëlle, donne “ipersessuali” e gravide di conflitti irrisolti, si ritrovano sulle sponde di un lago per essere ascoltate da un assistente sociale e da una terapeuta che cerca di far mantenere alle tre il giusto distacco nei confronti del loro disturbo. In appena 26 giorni di osservazione, scambio e interazione reciproca, all’interno di una struttura organizzata secondo regole non proibitive (si può bere alcol, non si possono consumare droghe, vi è una giornata totalmente libera), il gruppo delle tre ragazze è seguito da Sami, un assistente sociale che “ama le persone” e da Octavia, una ricercatrice incaricata di spedire i rapporti del monitoraggio a Mathilde, la responsabile del progetto di recupero.

Nonostante il lessico clinico, That Kind of Summer (su MUBI)  svuota completamente il disturbo sessuale della dimensione patologica che imprigiona Léonie e le sue compagne, azzera l’ottica giudicante e configura la “seduta di cura” a tre come spazio aperto di un esperimento sociale sviluppato in medias res e aperto a continue improvvisazioni. In un luogo chiuso in cui le ragazze possono sfogarsi, parlare e interagire in vari modi, si attua dunque un cerimoniale di scambi reciproci, ammiccamenti e provocazioni, esplosioni di libido incontrollabili e voglie inesauribili che fa venire a galla traumi irrisolti e profonde lacerazioni esistenziali: Léonie non può cancellare dalla sua mente e dal suo corpo lo sperma paterno dopo le violenze subite e si stringe intorno alle corde del suo maître, Eugénie ha una natura indomabile e incanala il suo furor erotico rigettandolo sulle composizioni artistiche a cui lavora nella sua stanza, Gaëlle, insaziabile, consuma i corpi maschili e per loro diventa Geisha, procace e vogliosa intrattenitrice.

Contrappuntando i primi piani con una dialettica sessuale esplicita e intervallando il realismo documentaristico a visioni oniriche e a un simbolismo naturalistico, Côté riempie l’immagine di un eros traboccante, che non diventa mai pornografico o asservito al divorante sguardo fallocentrico, ma è flusso ondivago deviato verso pulsioni estreme (i desideri di gang bang) e soffocanti (le pratiche bondage di Eugénie) che identificano il trauma e insieme la liberazione del corpo femminile. In questo modo né lo spettatore, né l’occhio del regista, neutro osservatore e mai smaliziato voyeur, si piegano alla costrizione morale entro cui la società vorrebbe incasellare le donne affamate di sesso estremo.  

Tra i lavori del prolifico autore canadese Denis Côté, That Kind of Summer risalta per la capacità icastica di rappresentare il femminile all’interno di una sessualità compulsiva, tema che nell’ambiente cinefilo franco-canadese è per molti versi ancora irrappresentabile, almeno secondo i canoni del film vérité. Con la forza dirompente di una parola sessuale che descrive con precisione masturbazioni e coiti multipli, fantasie sregolate e sensi di colpa rimossi, il regista filma l’impeto drammatico che irrompe come un fiume in piena di didascalie minuziose e acrobazie erotiche, ribadendo che esiste una giusta distanza tra la rappresentazione realistica, ma non voyeuristica, del desiderio femminile e il tabù che si nasconde dietro la compulsione sessuale.