The Covered Wagon di James Cruze è una finestra temporale che porta lo spettatore direttamente nelle selvagge terre statunitensi dell’800. Come da titolo le protagoniste sono le carovane di carri coperti che portavano gruppi di persone lungo la pista dell’Oregon partendo dalla costa orientale. Appare chiaro fin dai primi momenti che la trama, pur presente, è solo un contorno di fronte all’epicità della riproposizione di questo viaggio. Sono i carri i veri protagonisti e difatti vengono ripresi nelle condizioni più variegate: mentre attraversano terreni aridi, fiumi, distese innevate o quando vengono incendiati e distrutti. I carri sono però anche un luogo dove trovare la propria intimità e un ristoro.

The Covered Wagon si divide in episodi che cercano di raccontare, tra una tappa del viaggio e l’altra, come la vita potesse evolversi nel corso della traversata. In una delle scene più paradigmatiche si assiste a una sepoltura che viene sostanzialmente subito interrotta dalla gioia per la nascita di un nuovo nato. Anche la trama principale si sviluppa su un cambiamento: due carovane si incontrano e la giovane Molly (Lois Wilson), promessa sposa a un burbero che non ama, si innamora di Banion (J. Warren Kerrigan), congedato con disonore dall’esercito per aver rubato dei capi di bestiame per salvare i suoi uomini che stavano morendo di fame.

I due contendenti bisticciano più volte fino all’inevitabile lieto fine. L’epilogo si gioca tutto sul cambiamento della posizione di Banion, che dopo un’indagine viene reintegrato nell’esercito, lasciando dunque a Molly la possibilità di lasciare il fidanzato e accogliere l’uomo che ama. Nel frattempo è cambiata anche la condizione economica del giovane che si è lasciato prendere dalla febbre dell’oro ed è diventato ricco trovando pepite in fondo al fiume.

The Covered Wagon è un omaggio fatto dagli americani alla loro storia realizzato con passione e devozione. James Cruze cerca di trasmettere con realismo quasi documentaristico le fatiche e le imprese che tante persone avevano fatto per anni alla ricerca di un posto migliore dove stanziarsi e vivere. Per rendere tutto più realistico vennero affittati veri carri assieme ai cavalli e scritturò centinaia di comparse, anche tra la tribù Arapaho. Non potevano infatti mancare gli assalti degli indiani (che creano terrore e distruzione) che vengono bilanciati da momenti di integrazione tra bianchi e nativi, capaci di convivere e anche di mettere su famiglia.

Tutti questi elementi, presi singolarmente, potrebbero sembrare scontati a un pubblico abituato ad avere a che fare con storie del selvaggio west tra fumetti e film di ogni tipo, ma The Covered Wagon ha il fascino dell’opera pionieristica che è riuscita a emergere tra le altre per la cura nella fotografia e quel senso di realistica epicità che la contraddistingue.