Dead Man si apre con la didascalia tratta dal romanzo Un certo Piuma (1930) di Henri Michaux che recita: “È preferibile non viaggiare con un morto”. Il tono cupo del film appare chiaro fin dalle prime immagini, le parole di Michaux sono come un epitaffio rafforzato dal canto funebre intonato dalla chitarra di Neil Young, una musica magnetica che accompagna il lento incedere verso la morte del protagonista William Blake (Johnny Depp).
Ma chi è Piuma e cosa lo rende così simile al William Blake di Jim Jarmusch? Per cominciare il signor Plume, che in francese può significare sia piuma che penna, è la vittima designata, ricettacolo di disavventure comiche alle quali reagisce per inerzia risvegliandosi a tratti da una condizione di eterno dormiveglia, già in questo sembra molto simile al nostro Blake. Entrambi vivono in balia degli eventi e faticano ad affermare la propria volontà divenendo in ogni occasione oggetto di scherno e sfogo delle pulsioni altrui. L’incontro di Blake con il macchinista che lo mette in guardia sul proprio destino, già segnato ancor prima di essere giunto nella città di Machine, e l’insistenza del suo interlocutore, piuttosto sgradevole, possono essere messi a confronto con il fare accondiscendente di Piuma quando viene costretto a scendere da un treno dopo una serie di assurdi rimproveri: “Ah! Allora lei crede che si scaldi per tre ore questa locomotiva e si attacchino otto vetture per trasportare un giovanotto della sua età, in perfetta salute, che può essere perfettamente utilizzato qui, che non ha nessun bisogno di andarsene laggiù, e per questo si sarebbero scavate gallerie, si sarebbe fatto saltare tonnellate di roccia con la dinamite e collocato centinaia di chilometri di rotaie sotto tutte le stagioni (…) e tutto questo sarebbe fatto per…” E Piuma risponde: “Certo, certo. Comprendo perfettamente. Ero salito solo per dare un’occhiata. Ecco, tutto qui. Una semplice curiosità, oh. E mille grazie”. E se ne torna indietro coi suoi bagagli.
Come per Blake anche Piuma si ritrova a dover fare i conti con un mondo in cui è la violenza a dettare le regole, la brutalità degli uomini è gratuita e i due protagonisti, con aria trasognata e vista annebbiata (entrambi portano gli occhiali) entrano presto nel meccanismo di morte un po’ per caso e un po’ per necessità. È preferibile non viaggiare con un morto, “soprattutto quando è stato vittima d’un colpo di pistola, perché il sangue perduto gli dà una cattiva cera”. Michaux prosegue le sue considerazioni sul viaggio di Piuma in treno dopo che questo, più per diffidenza che per difesa, decide di sbarazzarsi di un gruppo di Bulgari, sterminandoli tutti; il problema impellente a questo punto sembra essere come sbarazzarsi dei cadaveri e sarà risolto magnificamente con spassose defenestrazioni.
Blake è sia Piuma che l’uomo morto ferito mortalmente da una pallottola, con cui è consigliabile non viaggiare, questo fatale imprevisto mette in moto un ingranaggio che condanna chiunque entri in contatto con lui a una triste fine. Le sventure di Piuma e la quasi totale libertà di azione del protagonista, non a caso, possono essere accostate agli sketch di Chaplin, amato da Michaux di cui scrive in un testo giovanile dal titolo Notre frère Charlie (1924): “Un uomo è chino su una vaschetta. Voi gli vedete le natiche, su cui si incollano i pantaloni. Un’associazione di immagini naturale, immediata: dargli una pedata nel sedere, e vedere la testa, il corpo dell’uomo che strabalzano nella vaschetta. Ma certuni non si renderanno neppure conto del loro desiderio, tanto questo è istintivamente, immediatamente ripudiato… E Charlie darà la pedata”.
Anche Blake sembra poter rientrare nella cerchia dei fratelli di Charlie, da giovane in cerca di un’occupazione a vagabondo, più di là che di qua, il passo è breve, gli istinti primordiali con l’arrivo a Machine lentamente riaffiorano in un crescendo di gesti e impulsi, anche comici, dettati dallo spirito di sopravvivenza. E quel velato riferimento alla fioraia di Luci della città (1931) non fa altro che avvalorare l’ipotesi.
Le storie del signor Plume e di Blake, scandite dalle dissolvenze al nero che chiudono le scene/capitoli, seguono due binari paralleli incrociandosi di tanto in tanto, come quando, all’interno di un emporio, a Blake, riconosciuto dal proprietario, viene chiesto l’autografo. Questo gli risponde piantandogli una penna nella mano, sancendo così l’origine letteraria del personaggio, partorito dalla penna di Michaux.