Una giornata particolare (1977) apre la retrospettiva “Forever Sophia” che Il Cinema Ritrovato dedica a Sophia Loren, la nostra diva più internazionale. Sfogliando il programma ci può sembrare una scelta azzardata e una contraddizione in termini. Certamente è uno dei film più intensi e riusciti di Sophia Loren. Nondimeno, si sceglie di inaugurare una rassegna su una diva con il film in cui, unanimemente, la critica riconosce che la Loren si sia spogliata di ogni vezzo e carisma divistico per interpretare Antonietta, una casalinga dimessa e infelice che, nel giorno della visita di Hitler a Roma nel 1938, vive un momento di passione per il vicino omosessuale Gabriele (Mastroianni, ugualmente in stato di grazia), in attesa di essere deportato al confino. Per entrambi si tratterà di una giornata particolare che li differenzierà ancor più da tutti gli altri, poiché gli unici nel loro immenso caseggiato popolare (insieme alla portinaia) a non essere andati alla parata in onore dell’alleato tedesco,
Come caratterizzare meglio il divismo, tuttavia, se non con la differenziazione dalla massa che consuma poi l’immagine della star traendone piacere? Allora, in modo davvero azzardato e rischiando l’accusa di sminuire un film così potente dal punto di vista civile e politico, possiamo caratterizzare Una giornata particolare come una riflessione sul divismo e una celebrazione dello status di star di Sophia Loren.
I complessi movimenti di macchina e i lunghi piani sequenza, come quelli iniziali e finali, cercano l’attrice e terminano generalmente con un suo primo piano. Questi primi piani si alternano ad inquadrature dell’attrice da dietro che sospendono l’esibizione dei suoi lineamenti, in una ricerca non dissimile a quella dei media per i volti dei personaggi pubblici. La stessa tonalità in cui Una giornata particolare è stato stampato, anticipata dal bianco e nero dei titoli di testa e del lungo cinegiornale che apre il film, esalta la luminosità del volto della Loren (e certamente di Mastroianni).
Disseminati nella sceneggiatura, inoltre, troviamo tanti riferimenti auto-riflessivi sul cinema e sulla recitazione: Gabriele, voce radiofonica, che afferma di aver evidentemente recitato male la parte di eterosessuale al lavoro; il marito di Antonietta che definisce gli americani “bravi a fare il cinematografo”; il dialogo che il film instaura con la tradizione neo-realista italiana, in particolare con Rossellini, nelle sequenze di uscita volontaria dai palazzi popolari degli italiani per una manifestazione fascista (contrariamente a quanto avviene nella scena madre, divistica, dell’uccisione di Anna Magnani in Roma, città aperta, 1945) o nella celebre sequenza del terrazzo che richiama, accentuandone il carattere sentimentale, le scene di fuga sui tetti dell’inizio sempre del capolavoro di Rossellini ma dialoga anche con Era notte a Roma (1960).
Ecco allora che il divismo di Una giornata particolare diventa anche politico perché celebra la lontananza dalle immagini divistiche fasciste del cinema dei telefoni bianchi, contribuendo alla forza civile del film. Estendendo le intuizioni critiche di Giacomo Tagliani, possiamo individuare Una giornata particolare come una delle “grandi biografie della nazione [...] senza intercessori riconoscibili che collegano i due spazi al di qua e al di là dello schermo”. A differenza dei biopic politici analizzati da Tagliani, "apparentemente" il film di Scola non ha intercessori riconoscibili al centro della sua narrazione, personaggi storici in grado di collegare appunto i due spazi al di qua e al di là dello schermo. Apparentemente, perché il carisma divistico di Sophia Loren conferisce ad Antonietta la grandezza di questa mediazione.