Sotto la veste di godibilissima commedy-horror, Vampires vs. the Bronx – secondo lungometraggio di Osmany “Oz” Rodriguez – si dimostra un film ricco di spunti, fedele ai canoni del genere a cui attinge senza tradirli mai, partendo da essi per sviluppare un proprio discorso fortemente legato all’attualità americana.

Come nella miglior tradizione, anche Vampires si fa metafora di pressanti questioni socioculturali, esorcizzate proprio attraverso gli aspetti orrorifici della pellicola. L’unione di afro e latinoamericani contro l’invasione di vampiri desiderosi di impossessarsi del noto quartiere a basso reddito di New York per farne un nido per la loro specie, come altro potrebbe essere letta se non un’interpretazione della gentrificazione che sta interessando le grandi città contemporanee? L’acquisto e trasformazione per mano di privati di zone tipiche delle metropoli in aree residenziali di pregio e alla moda che viene a snaturare l’identità del quartiere stesso, forzando molti a trasferirsi e trasferire se non chiudere attività storiche, è il risultato ultimo di una speculazione selvaggia ai danni dei ceti meno abbienti, da sempre i più indifesi e deboli davanti alle radicali evoluzioni del mercato finanziario. Un tema molto sentito in America – che da sempre ha fatto delle peculiarità identitarie locali uno dei punti forti del suo carattere nazionale – già affrontato ad esempio da Spike Lee nella serie Netflix She’s Gotta Have It.

Rodriguez inserisce il suo lavoro nel contesto più attuale, tra #BlackLivesMatter e l’impunita prevaricazione bianca che in questi anni sta caratterizzando il già delicato rapporto tra maggioranza bianca e le altre minoranze etniche. Ecco allora che i vampiri sono bianchi e hanno scelto il Bronx perché dimenticato dalle istituzioni, un luogo “dove a nessuno importa se la gente scompare”, soprattutto se le vittime sono neri o ispanici, il cui dissanguamento è qui sia materiale che fisico. Una dura accusa che non risparmia nessuno, polizia compresa, schierata non casualmente sempre dalla parte di Frank Polidori, rappresentante dell’impresa immobiliare Murnau nonché “famiglio” dei vampiri incaricato di acquisire tutto il quartiere.

Se gli adulti sono troppo assenti e distratti per credere ai giovani testimoni oculari delle mostruose aggressioni nel vicinato, saranno proprio Miguel e i suoi compagni a portare avanti una personale indagine e guidare la battaglia contro i malvagi invasori. È la rappresentazione dello spirito unitario dei gruppi che compongono il tessuto del Bronx – e in generale della metropoli – una quasi-famiglia che “continua a lottare, darci dentro e restare unita”. Anche un certo cinema, in tempi di resistenza fisica e culturale, ha scelto da che parte stare.