Gianni Amelio (Leone d’oro nel 1998) è in laguna - oltre che per presidiare la giuria della sezione Orizzonti -con il suo nuovo corto Casa d’altri presentato come evento speciale alla Mostra D’arte Cinematografica di Venezia. Una testimonianza agghiacciante di ciò che, ad un anno dal devastante terremoto, stanno ancora subendo gli abitanti di Amatrice. Le residenze quasi pronte ad accoglierli vengono descritte come “tutte uguali e piccole ma nell’insieme vivibili” dall’ingenuo e sbadato sguardo di un bambino.

Una coppia intanto si scatta qualche selfie con il sorriso ignorante di chi non capisce che ciò che cattura sono macerie di case, ricordi e di vite andate in frantumi da poco. Amatrice è una nuova feroce meta per turisti che feriscono costantemente i suoi abitanti, a cui vengono spesso richieste le indicazioni per visitare le macerie. Quasi come fosse un nuovo parco-giochi, una nuova Disneyland o Gardaland, dove le dune di mattoni, calce, ferri, mobili, vestiti e così via - sotto cui sono state sepolte persone che hanno perso la vita e fortunatamente altre sono sopravvissute - fossero diventate un castello fiabesco da immortalare in modo irrispettoso e senza provare alcuna vergogna.

Una serie di interviste si susseguono facendo da filo conduttore al dolore degli abitanti di Amatrice, passando da quelle di chi è intervenuto per scavare tra le macerie fino a quelle a tutela dei più piccini.

Un anonimo anziano, chiuso nel suo dolore, gira per il paese con tutto ciò che gli rimane. Con lo sguardo perso, affranto e arrabbiato mostra alle persone, che incontra sul suo cammino, una vecchia foto in bianco e nero (il ritratto di una donna) e unicamente con gli occhi sembra chiedere: “la conoscete?”. Nessuno capisce veramente il suo dolore, il suo desiderio e la sua richiesta: è solo. La macchina da presa lo segue e mostra allo spettatore quella realtà attraverso le vie percorse da quell’uomo, i suoi movimenti e i suoi rituali.

Un campanile si erge ancora forte tra le macerie e la macchina da presa gira per quelle strade labirintiche e cupe a cui “la memoria non basta” (come scrive il regista alla fine del film). Il maestro Amelio non ha inserito le polemiche e le idee politiche di cui si è tanto parlato e ipotizzato. La denuncia che il maestro nel corto fa è per l’agire a monte del problema e quindi prevenire i terremoti senza, quindi, fermarsi al solo intervento dopo che essi si sono verificati.