Il club dei 27 è l’ultimo lavoro di Mateo Zoni, regista nato a Parma, trasferitosi a Roma da oltre dieci anni che tuttavia continua a tornare nella terra d’origine quando è alla ricerca di ispirazione. Il titolo quasi fuorviante, sospeso tra richiami hitchcockiani (Il club dei 39 è il titolo italiano di The 39 Steps, film del 1935) e alle rock star dannate, è una scelta precisa: Mateo Zoni non ama le definizioni, preferisce scombinare le carte e confondere lo spettatore. Il film, in concorso nella sezione Visioni Doc e proiettato giovedì 1° marzo alle 20.30, è a metà tra il documentario e il film di finzione: “Si parte da una storia vera, ma si è deciso di raccontarla come una favola”, ci racconta il regista. Il suo precedente documentario, Ulidi piccola mia (2012), era più zavattiniano, mentre Il club dei 27 si presenta come un surreale e fantastico mélange di generi e registri narrativi.

Il film prende il nome da un club esclusivo formatosi a Parma a cent’anni dalla morte di Giuseppe Verdi: ognuno dei ventisette membri, come dei cavalieri del Melodramma, porta il titolo di una delle opere del compositore. Sono stati loro a fargli incontrare il vero protagonista del film: Giacomo, un ragazzino melomane di appena undici anni, che ha come più grande sogno quello di riuscire ad entrare nel club. La sua passione, quasi anomala per qualcuno della sua età, è nata grazie a suo nonno che gli faceva sempre ascoltare le opere di Verdi e alla città in cui vive, che sente ancora forte il legame con il compositore. Il club dei 27 racconta, tra filmati di repertorio e una lunga intervista a Giacomo, le avventure di questo giovane eroe per arrivare a conquistare un posto nell’associazione.

Il film nasce anche da un interesse di Mateo Zoni per l’opera, anche se non si definisce melomane quanto Giacomo. La definisce infatti “una delle più grandi forme d’arte” insieme al cinema e alla pittura. Giuseppe Verdi è uno dei compositori più rappresentati al mondo, La Traviata è messa in scena un minimo di tre volte al giorno in tutto il mondo. Nonostante la sua attualità (le sue opere sono oggetto di riadattamenti ed aggiornamenti) e il suo potere all’estero di portare i giovani a vedere l’opera, in Italia si tende ad associarlo ai monumenti e al passato. Mateo Zoni con il suo film spera di riuscire a dimostrare che il genere non è morto come i più pensano. Giacomo è portavoce di una forma d’arte che meriterebbe più interesse e attenzione.

Il club dei 27 è la prova dell’intuito di Mateo Zoni nel trovare quelle voci singolari – in questo caso Giacomo, ma anche Paola Pugnetti, protagonista di Ulidi piccola mia – che hanno tanto da dire, quelle storie che si raccontano da sole, ma che bisogna essere capaci di catturare; è proprio questa la difficoltà del documentario, che secondo il regista, rispetto al film di finzione, richiede maggiore rigore e attenzione verso i protagonisti. In questo periodo dove il cinema ci ha trasmesso un forte amore per il falso, il documentario serve a dimostrarci che anche il vero è interessante.

Mateo Zoni ha fatto un percorso geografico è molto particolare: nato a Parma, si è trasferito a Roma circa dodici anni fa. Tuttavia tutti i suoi film sono stati realizzati nella sua terra d’origine, “come se avessi un teatro da posa qui” racconta con tenerezza. Il regista ha sottolineato l’importanza dei festival nella distribuzione di un film così sui generis: “fornisce un pubblico già fatto” al prodotto, che frequenta le proiezioni per quello che la manifestazione rappresenta. Tuttavia Visioni Italiane non è l’unica tappa per Il club dei 27: basta dare un’occhiata alla pagina Facebook del progetto per vedere tutte le date del lungo tour promozionale, che tocca diverse città italiane da Milano a Roma. “Intervenire nel mondo digitale può aiutare a far vedere questo lavoro”, spiega Mateo Zoni. Per il passaparola digitale è stato essenziale creare un trailer accattivante come biglietto da visita. Il film si sviluppa su tre linee – la storia di Giacomo come bambino prodigio, la vita di Giuseppe Verdi e le avventure del nostro giovane eroe per entrare nel club dei 27. Proprio su quest’ultimo aspetto, anche giocoso, si concentra il promo, per cercare indirettamente di avvicinare molti italiani all’opera, senza trattarla nello specifico. Se si è pazienti e si superano le prime impressioni, si scopre che Giacomo è un ragazzino come tanti con una grande passione che vuole seguire con tutte le sue forze e a noi non resta che sperare che un giorno il club abbia un posto anche per lui.