Presentato lo scorso sabato 28 febbraio 2015 alla Cineteca di Bologna per Visioni Doc (all’interno di Visioni Italiane), Roma Termini di Bartolomeo Pampaloni è un documentario dalla doppia valenza. La prima è sociale, in quanto affresco di una realtà che spesso preferiamo ignorare. Pampaloni si interessa agli esclusi, alle vite che fanno da sfondo alle nostre, alle voci che interrompono la nostra esistenza di privilegiati con domande tipo: “Hai qualche spicciolo?”. Distoglie lo sguardo dalla normalità e lo rivolge incuriosito altrove, ai margini, dove nessuno guarda. E quella che raccoglie è la testimonianza di una stortura sociale attraverso le storie degli abitanti della stazione centrale di Roma Termini, homeless la cui vita era simile alla nostra prima di finire in tale condizione nel giro di pochi mesi. Pampaloni ci sbatte in faccia un problema che si sta ingrandendo sempre più perché si fa forza dell’indifferenza generale. Non è difficile scorgere la stessa nobiltà d’intenti che anima altre due pellicole del festival: Cittadini del nulla di Razi Mohebi e Sexy shopping di Antonio Benedetto e Adam Selo. Ci sentiamo tutti un po’ in colpa dopo aver visto queste opere.
La seconda valenza è filmica, in quanto Roma Termini non è soltanto il contenitore di un vissuto che emerge per bocca dei suoi protagonisti ma anche il racconto di vicende nuove, che essi devono affrontare davanti ai nostri occhi. È una continua altalena tra la registrazione di una condizione indesiderata e la narrazione di storie in movimento. Pampaloni riesce a dare equilibrio ad un percorso deciso interamente dalla successione degli eventi dato che, per dirlo con parole sue, “la sceneggiatura di questo film non esiste”. Probabilmente al Fellini anni Settanta (quello de I clowns e Roma, per intenderci) sarebbe piaciuta molto questa sfilata di personaggi singolari, ognuno recante un vissuto colmo di tragicità, irresistibili maschere narranti l’assurdo contemporaneo che Pampaloni ferma e interroga permettendoci di affrontare ciò che altrimenti nella vita di tutti i giorni ci scivolerebbe addosso.
Vorrei concludere infine lodando la capacità del giovane regista di aver fatto un film praticamente col nulla. Per usare le sue stesse parole: Roma Termini è la dimostrazione che anche con poco è possibile fare cinema interessante e originale, i giovani dovrebbero quindi fare di necessità virtù poiché il solo lamento non porta a niente. Io, nel mio piccolo, non posso che essere d’accordo.