Due artisti affermati del nostro tempo, senza null'altro in comune che essere nati dallo stesso grembo. Gemelli identici per di più. Witkin & Witkin li riunisce e li fa parlare di sé e delle proprie (separate) vite in occasione della prima mostra congiunta delle loro opere, tenutasi a Città del Messico nel 2016 e che vede fra i curatori la stessa regista Trisha Ziff.

Jerome e Joel-Peter nascono nel 1939 a Brooklyn, New York, e crescono assieme come bambini pressoché indistinguibili, con gli stessi tratti e gli stessi vestiti. In seguito, nella prima adolescenza, il primo comincia a mostrare una attitudine per il disegno fuori dal comune, e il fatto di venire mandato presso una scuola che ne sviluppi il talento demarca la prima vera separazione fra i due. Le loro vite cominciano sempre più a divergere, e il presente ce li riconsegna come un pittore e un fotografo di successo che non si frequentano più, i cui stili artistici non hanno nulla in comune, e che anche fisicamente non potrebbero essere più differenti.

Joel-Peter Witkin, il cui lavoro ha più profondamente contaminato l'immaginario pop, fra l'indimenticabile video di Closer dei Nine Inch Nails e una memorabile sfilata di Alexander McQueen di inizio secolo, è un giocoso e divertente fotografo con occhiali a pois, le cui opere creano una strabiliante bellezza dalla diversità, dalla difformità, dalla sessualità e dalla morte, in un gioco opulento di rimandi raffinati e triviali all'intera storia dell'arte. Jerome Witkin è un uomo pacato e meditativo, dalla lunga barba e dalla gestualità lenta, i cui quadri possiedono una straziante forza drammatica sia negli episodi di intimo autobiografismo sia nella resa di temi universali quali l'Olocausto e il disagio sociale contemporaneo. Joel-Peter ritiene l'altro un tipo un po' troppo formale, Jerome non sembra saper bene da dove cominciare per descrivere suo fratello.

Witkin & Witkin, molto opportunamente, non tenta nemmeno una spiegazione delle loro poetiche e di un eventuale loro intersecarsi, si limita a mostrarle con uguale ammirazione e ad osservare en passant alcune curiose analogie, in un corpus di opere distanti le une dalle altre quanto le personalità degli stessi autori. Si lascia invece portare da due affabulatori forse inconsapevoli del loro magnetismo lungo le vie del racconto di vita, ben sapendo che nelle suggestioni del loro narrare ce n'è abbastanza per riuscire a far riflettere sulla natura della biologia, dell'arte, della vita, e della tortuosità di affetti nascosti quanto innegabili.