Women Talking - Il diritto di scegliere è un film che si posiziona tra il racconto sociale di matrice drammatica e la messa in scena teatrale, un inno alla speranza nell’era del post Me Too, che esprime chiaramente che non è sufficiente una risposta singolare all'abuso ma che, al contrario, i cambiamenti necessitano di un metodo solidale, di un'azione femminile collettiva.
L’attrice, regista e sceneggiatrice canadese Sarah Polley, a dodici anni di distanza dal suo ultimo film Stories We Tell, realizza l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2018 di Miriam Toews (che narra una torbida vicenda realmente accaduta tra i mennoniti boliviani) disegnando una comunità religiosa che vive isolata, in un tempo e luogo non esattamente definiti, dove le donne scoprono di essere state sistematicamente narcotizzate e abusate sessualmente da alcuni uomini del gruppo, mentre fino ad allora era stato fatto credere loro di essere vittime di strani fantasmi, demoni o usuali isterie.
Le loro accuse vengono liquidate come chiacchiere tra donne, women talking, ma finalmente consapevoli degli abusi subiti, approfittano del momentaneo arresto dei colpevoli per riunirsi in un fienile per dialogare socraticamente e decidere del loro futuro. Donne che parlano, donne che decidono. La scelta tra accettare inermi lo status quo, restare e combattere o andarsene via e fondare una nuova comunità depurata dalla mascolinità tossica viene affidata alle performances di un cast stellare tutto al femminile con Claire Foy, Jessie Buckley e Rooney Mara nei ruoli principali, con un cameo di Frances McDormand (che è anche produttrice del film insieme alla Plan B di Brad Pitt) il cui il primo piano del suo personaggio, Scarface Janz , ricorda l'iconica incarnazione della morte di Ingmar Bergman.
Unica presenza maschile è affidata a Ben Whishaw, il mite August, a cui spetta redigere il verbale della riunione (alle donne non è consentito studiare, quindi non sanno scrivere). Un'atmosfera di empatia, poesia e complicità femminile pervade il film di Sarah Polley, sostenuta da un'urgenza emancipatoria che guida la narrazione anche nei suoi momenti più bui, realizzati con brevissimi flashback che lasciano solo intuire le singole violenze subite, affidandosi ad una performance d'insieme saggiamente dosata per tratteggiare un discorso corale.
Le inquadrature del direttore della fotografa Luc Montpellier, al di là del cupo e quasi gotico fienile che fa da sfondo ai dialoghi delle donne, registrano con una cromia desaturata altri luoghi possibili dove si intuisce la bellezza di un mondo che quelle donne ancora non conoscono. La colonna sonora della compositrice islandese Hildur Gudnadottir (premio Oscar per Joker) accompagna delicatamente la storia conferendo tratti di poetica liricità, come nelle scene tra i campi dove i giochi dei bambini infondono al futuro speranza e bellezza, aprendo mondi ancora da scoprire.
Con la vittoria agli Oscar 2023 per la migliore sceneggiatura non originale (il film ha ricevuto anche la nomination nella categoria miglior film) Women Talking - Il diritto di scegliere ha già aperto una breccia nel pianeta hollywoodiano.